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Berlusconi: «Andiamo avanti»

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Il premier attacca: «In piazza perché divisi». Ma Fini frena: «Meritano rispetto»

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Da Pechino Silvio Berlusconi scaglia la prima pietra sulla manifestazione del Pd a mezz'ora dall'inizio dei cortei nella Capitale. Ma da An c'è freddezza sulle sue parole. A cominciare da Fini Per un momento, un momento soltanto, il premier sfodera un conciliante e inatteso sorriso. «Nessuna preoccupazione. Sono contento che non piova, così non possono dire "piove, governo ladro"». Ma è lo spazio di un attimo, perché subito Berlusconi affonda: «Non ci sarà nessun cambiamento nell'azione del governo perché questa è una manifestazione per uso interno alla sinistra. Interna corporis, per le loro divisioni e per marciare contro il governo». E ancora: «Dovrà passare una generazione prima di avere una sinistra democratica da noi - dice - Invidio i socialdemocratici di altri paesi. Invece i nostri questi sono, e con questi dobbiamo fare i conti». Conti che partono dalle polemiche sulla protesta degli studenti. «Per manifestare contro il governo, all'ultimo momento si sono aggrappati alla scuola», è il giudizio tranchant del premier. «A dimostrare che si tratta di opportunismo politico e di strumentalità - ribadisce Berlusconi - c'è il fatto che la sinistra, con in testa Unità e Repubblica, fece una guerra al governo contro il passaggio agli insegnanti plurimi. E oggi fa lo stesso per il ritorno al maestro unico». Quanto all'università «non si capisce come facciano a protestare se non abbiamo ancora detto "bah". La Gelmini ha solo detto che esistono 5500 corsi di laurea, alcuni con uno solo studente. E vi lascio immaginare i rapporti di parentela o di affinità che esistono con i professori incaricati». Ma per Berlusconi «nella scuola ci sono professori e maestri protagonisti che politicizzano la situazione, con proteste tutte politiche». C'è ancora spazio per togliersi un sassolino dalla scarp per ricordare la manifestazione del dicembre 2006: «Andammo in piazza per la prima e unica volta, perché eravamo disperati - dice Berlusconi - perché nessuno ci stava ad ascoltare, per dire al governo che era insostenibile la pressione fiscale e per chiedere che fossero ricontate le schede elettorali». Diverso il ruolo, diverso anche il tono. Dice Gianfranco Fini, presidente della Camera: «Qualsiasi manifestazione, quando si svolga in modo civile, è un contributo al dibattito politico». Aggiunge Italo Bocchino, vicecapogruppo del Pdl alla Camera in quota An: «La piazza di oggi merita rispetto politico, ma di certo non cambia gli equilibri del consenso». Spiega il ministro Altero Matteoli (anche lui An): «Chi viene come me da lunghi anni di opposizione non può che rispettare ogni manifestazione politica pacifica, ma da Veltroni non sono arrivate proposte credibili».

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