Calma piatta alla Sapienza
La protesta va al Cinema
A destra, nel parcheggio, la solita schiera di motorini. Forse qualcuno di meno (ma siamo ad ottobre e in alcune facoltà le lezioni non sono ancora iniziate). A sinistra un gruppetto di studenti seduto per terra con penna e blocco in mano. Si fa lezione in piazza. Sulla lavagna, chi passa, può sapere che si tratta di una lezione tra «Scienza e arte, la ricostruzione di animali estinti». Dietro uno striscione: «Contro la privatizzazione degli atenei e la fine della ricerca gli studenti si mobilitano». La protesta, all'esterno dell'università, è tutta qui. E dentro la musica non cambia. Facoltà di Ortopedia. Qui alcuni studenti di Comunione e Liberazione hanno allestito una mostra dal titolo «Le donne nella cooperazione: educare alla realtà». A dire il vero si tratta di un trasferimento temporaneo. La mostra, infatti, fino ad oggi è stata pacificamente ospitata nell'atrio della facoltà (occupata) di Lettere, ma per l'incontro conclusivo, causa indisponibilità dell'Aula I, ci si è dovuti trasferire a Ortopedia. La democratica espressione del dissenso può provocare qualche disagio. Ma l'iniziativa non subisce stravolgimenti. Alle 12 il preside di Lettere Guido Pescosolido, in trasferta, è pronto per il saluto iniziale. Proseguendo verso la piazza della Minerva ci si imbatte nella facoltà di Chimica. Qui i segni dell'occupazione sono inequivocabili. Striscione in bella vista, rassegna stampa sulle giravolte lessicali del Cavaliere e portone semichiuso. Dietro i vetri dell'ingresso una fila di banchi fa da improvvisata dogana. Di fronte c'è Fisica. Probabilmente il vero cuore pulsante della protesta romana. Qui la didattica è bloccata. Una bacheca riporta i nomi dei responsabili di servizio d'ordine, pulizie, cassa, cibo e stampa. Sono previsti gruppi di lavoro di «Studio della 133 ed eventuali modifiche», «Nuove proposte di mobilitazione», «Malauniversità (baroni, sprechi, concorsi...)», «Volantini». C'è anche l'annuncio delle lezioni di Fisica all'aperto che si tengono a piazza Montecitorio (oggi ospite d'onore è Giorgio Parisi il fisico romano che tutto il mondo ci invidia). Arrivano tramezzini e generi di conforto di ogni tipo, ma non sono per gli studenti. Al primo piano, in Aula Magna si sta svolgendo un convegno dedicato ad Edoardo Amaldi (con Enrico Fermi uno dei ragazzi di via Panisperna ndr). Un evento internazionale patrocinato anche dalla presidenza della Repubblica. In sala una quarantina di professori segue una conferenza in inglese sull'energia nucleare. Sulle scale del rettorato c'è lezione di chimica organica e anche a Scienze Politiche i professori che vogliono fanno lezione regolarmente. Qui, però, una comunicazione del Senato Accademico informa che oggi è stata indetta «una giornata di riflessione e di mobilitazione con assemblee in ciascuna facoltà» sui temi della protesta. A Scienze Politiche ci si riunisce nell'Aula XIII a Lettere in Aula I. Dal palco uno studente invita a «non fermarsi alla resistenza». Occorre che la riforma dell'università parta dal basso, dalle idee degli studenti. Ma una protesta che discute e lancia idee non è abbastanza allettante per i media. Così, poco dopo le 16, un corteo di studenti lascia La Sapienza e si dirige all'Auditorium dove si sta svolgendo la Festa del Cinema. Sono un migliaio, prima improvvisano un sit-in poi si riversano sul tappeto rosso riservato agli attori e al pubblico vip. Momenti di tensione con la polizia che li respinge e li disperde. Qualche agente resta contuso. La notizia viene rilanciata dai Tg. Tanto basta.