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Gelmini: «Incontro gli studenti»

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E per non offrire il fianco a chi le rimprovera una scarsa propensione al confronto annuncia che già da oggi convocherà tutte le associazioni studentesche. A una sola condizione — avverte — «che si discuta sui fatti». Intanto continua a difendere il suo male-interpretato provvedimento. «Non è vero — dice, mentre monta la protesta dai banchi del centrosinistra — che ci saranno tagli per 8 miliardi di euro, non è vero che ci saranno licenziamenti degli insegnanti, non è vero che chiuderemo le scuole di montagna o delle piccole isole». Difende le ragioni che l'hanno spinta a valutare anche la condotta nel giudizio finale sugli alunni — «le immagini degli insegnanti messi alla berlina mi auguro diventino un ricordo» — e a ripristinare i voti in pagella «reintrodotti per esigenza di trasparenza nella valutazione scolastica dei ragazzi». Sul maestro unico ha già rassicurato molto mercoledì, assieme al presidente del consiglio: 5.750 classi in più (82.950 alunni) in cinque anni (2.350 classi già dal prossimo anno scolastico); e nessuna didattica «in solitario»: al maestro, diventato per volontà di Berlusconi «prevalente», saranno affiancati un insegnante di inglese e uno di religione. Delle proteste dice di non aver paura, assicura che avrà «la tenacia della goccia che scava la pietra della demagogia» fiduciosa che il tempo le darà ragione e si compiace del fatto che «alcuni intellettuali di centrosinistra, come Luigi Berlinguer, abbiano tenuto ferma la bussola della ragionevolezza». E dopo aver criticato Veltroni, che, secondo lei, cerca di cavalcare la protesta studentesca, ed elogiato il presidente della Repubblica per la sua saggezza rivolge un appello agli studenti invitandoli ad azioni di protesta che non arrivino alla occupazione delle scuole o, come già avvenuto, di stazioni ferroviarie. «Ragazzi — esorta — avanzate proposte ma non accontentatevi di restare fermi a un dibattito in difesa dello status quo perché questo Paese ha bisogno di riforme». Gli studenti, che hanno continuato anche ieri a protestare in tutta Italia con una escalation di occupazioni ma senza grandi interruzioni della didattica, si dicono pronti a incontrare il ministro (seppure dopo una convocazione «tardiva» fanno notare). «Ma questo — avverte l'Unione degli studenti — non basterà a fermare le mobilitazioni. Il movimento si fermerà soltanto quando il Governo ritirerà il decreto 137». Obiettivo che sembra lontano dalle intenzioni dell'Esecutivo. Intanto però dal Pd continuano gli attacchi al ministro. Per Maria Pia Garavaglia «noi parliamo con in mano le carte del suo decreto. Deducano gli italiani se questo significa avere rispetto per le istituzioni». «Non si possono tagliare 8 miliardi in 3 anni alla scuola — ha aggiunto l'esponente del Pd — che nel merito significa tagliare insegnanti, dunque tempo per i bambini. Il governo vuole ridurre la scuola ad azienda solo per rispettare i vincoli fissati da Tremonti».

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