Fabrizio dell'Orefice f.dellorefice@iltempo.it Lei è ...
Tanto che l'hanno soprannominata la «mediatrice con le palle». Nel senso che Mariastella Gelmini è incline a smussare gli angoli, a discutere, a trovare l'intesa tra chi si contrasta. Ma mai, per chi se la ritrova come controparte, a risvegliare la tigre, la «Tigre di Leno», altro nomignolo della ministra. Perché altrimenti ti salta addosso. Così, la Gelmini prepara il cambio di tattica anche Senato. Si va all'attacco. Soprattutto del Pd. Perché arriverà il giorno in cui la Gelmini prenderà la parola a Palazzo Madama per replicare al dibattito appena iniziato. E allora dirà quello che in questi giorni ha tenuto per sè e ha cominciato a buttare giù come schema del suo intervento. La ministra non ha sopportato il fatto che ha citato dati, numeri, cifre sullo stato dell'arte della scuola in Italia. Ha ricordato che due studenti su tre non sanno perché c'è l'alternanza tra giorno e notte. Che dal '99 ad oggi il bilancio della pubblica istruzione, è cresciuta la spesa ed è diminuita la qualità. E che la sua riforma interviene proprio per cambiare la situazione. Quando lo ha spiegato in commissione Cultura, nessuno, nel partito di Veltroni ha avuto da obiettare. E ora invece si preparano a scendere in piazza. In commissione, per esempio, sono arrivati segnali chiari. La Mazzucconi (Pd) ha condiviso «l'intento di maggiore serietà e rigore purché sia affiancato dalla capacità di inclusione, di creare entusiasmo e di formare i cittadini». La Sbarbati (sempre Pd) ha condiviso l'allarme sui dati Ocse e in generale sui numeri della situazione attuale. Persino dall'Italia dei Valori sono arrivati specifici apprezzamenti per esempio dalla Carlino sull'obiettivo di combattere gli sprechi e l'intero articolo che impone lo studio della Costituzione a scuola. E finanche i più duri, come Vita e Franco (sempre Pd), pur contestando le misure della riforma non hanno messo in discussione le cifre. Così la Gelmini ricorderà come il dibattito ormai non è più sul decreto vero ma su un «decreto virtuale», falsificato, privo di fondamento. La Gelmini è rimasta impressionata proprio da questo, da ex ministri che usano solo «falsificazioni». Li inviterà alla ragionevolezza, ad evitare la demagogia per puntare alla soluzione dei problemi. Ma non tutti a sinistra hanno ceduto. Ci sono esempi positivi, come Claudia Mancina, lo stesso Luigi Berlinguer, e il pluricitato Luca Ricolfi. Se c'è una cosa che ha scandalizzato la titolare del dicastero di viale Trastevere è vedere quelle immagini in tv di studenti che protestano e non sanno perché. Il dibattito sugli slogan e non sulle cose. L'intento è chiaro. Non concentrare più le proteste sul suo nome ma cercare di riportare il dibattito su quello che c'è scritto nel testo, sulle cose da fare, sui numeri inquietanti che caratterizzano la scuola. Infine, un'annotazione personale. La Gelmini è rimasta colpita da una lettera che ha ricevuto al ministero. È di un cittadino convinto che nei corridoi di viale Trastevere s'aggiri un fantasma che addirittura si nasconde sotto la sedia del ministro e che lo fa finire al centro delle contestazioni. Insomma, le manifestazioni ci stanno. Ci sono sempre state. Ma non si impedisca la libertà degli altri.