Consulta, il centrodestra ritira Pecorella
{{IMG_SX}}Nelle ultime ore si sono aperti spiragli nella trattativa che ha paralizzato il Parlamento anche sulla Vigilanza Rai. Nelle ultime ore sono precipitate le quotazioni di Gaetano Pecorella. Non a caso, con una nota ufficiale in serata, i capigruppo del Pdl hanno chiesto al parlamentare e avvocato del premier di ritirare la sua candidatura alla carica di giudice della Corte Costituzionale. Pecorella fa subito il passo indietro: «Io sono stato proposto dal partito e rispondo al partito - spiega il deputato Pdl all'Apcom - Ho già comunicato la mia decisione. Così come sono stato proposto dal Pdl e ho dato la mia disponibilità, se la decisione dei capigruppo è stata questa, li ringrazio sia per avermi proposto sia per avermi chiesto di rinunciare con parole di elogio». Intanto crescono i boatos raccolti in Transatlantico, a Montecitorio, indicano tre nomi tra i più accreditati a sostituire il deputato del Popolo delle libertà: Giorgio Spangher, penalista ed ex membro laico del Csm; Donato Bruno, presidente della commissione Affari istituzionali della Camera e l'avvocato penalista Franco Coppi. Ma, secondo le ultime indiscrezioni, sarebbe in pole position Spangher. Finisce così una vicenda iniziata nel maggio 2007, quando Romano Vaccarella lasciò l'Alta Corte a seguito di polemiche su presunte ingerenze della politica nell'attività della Corte, e che ha tenuto bloccato il Parlamento nelle ultime due settimane. La partita della Consulta resta sempre legata a doppio filo con quella che si sta giocando in Rai per la nomina del presidente della Vigilanza e dei vertici manageriali dell'azienda di viale Mazzini. L'orientamento di Pd e Pdl sarebbe quello di votare prima il giudice costituzionale e poi risolvere il rebus della Vigilanza dove sembra tramontare il nome di Leoluca Orlando, mentre risalgono le quotazioni di Giovanna Melandri e Fabrizio Morri del Pd. Si comincerà a votare stamattina alle 9, e i parlamentari del Pdl non risponderanno alla 'chiamà, mentre parteciperanno al voto previsto per le 19. Per avere una 'fumata biancà sarà necessaria una maggioranza dei tre quinti dei componenti di Camera e Senato