Di Pietro: «Veltroni? Va a spasso con Berlusconi»
E ieri gli ha risposto per le rime: «Il buon Veltroni si attacca agli specchi per cercare di giustificare un'opposizione che in questi mesi ci è stata poco o per niente e che oggi si rende conto di dover recuperare. Mentre lui dice che non c'è alleanza fra di noi, in queste ore in Trentino e in Abruzzo ci stiamo proponendo insieme. Altra cosa è dire che non abbiamo fatto un gruppo parlamentare insieme. Ma non lo potevamo fare perché lui voleva andare a spasso e a braccetto con Berlusconi e io, sapendo chi era, ho detto forte e chiaro che non bisognava fidarsi. Di questo oggi se ne è accorto anche lui». Ma Di Pietro è anche «protagonista» della puntata di «Porta a Porta» registrata che andrà in onda stasera. In realtà doveva essere la prima occasione per l'ex presidente dell'Abruzzo Ottaviano Del Turco per spiegare la sua verità sull'inchiesta che lo ha mandato in carcere ma è finita per diventare uno spot elettorale per il leader dell'Italia dei Valori. Nella puntata l'ex Governatore — intervistato da Bruno Vespa nella sua casa a Collelongo — racconta come il suo grande accusatore, Angelini, abbia detto cose inventate di sana pianta, spiega come la sua Giunta, dopo il «verminaio» trovato nella sanità per colpa dal governo precedente, abbia iniziato a chiudere i rubinetti delle erogazioni alle cliniche private, a ristabilire regole dove «prima c'era il Far West». Ma sottolinea anche che l'opera «moralizzatrice» si sia fermata quando lui e alcuni altri esponenti del suo governo sono finiti in carcere perché «una parte della mia maggioranza lavorava per seguire altre strade e vuole tornare al passato». Ma alla fine il grande protagonista della puntata è Di Pietro che sfrutta al meglio la possibilità che gli viene offerta di vestire di nuovo i panni del pubblico ministero. E di fare uno spot per l'Italia dei valori in vista delle elezioni regionali del 30 novembre. L'ex pm ascolta e annota tutto su un quaderno nero, fa le smorfie, sorride, si agita. Difende i magistrati e spiega che «noi non abbiamo le carte per giudicare. Questo sarà un lavoro che spetta al tribunale». Fa finta di non conoscere gli atti dell'inchiesta e chiede a Bruno Vespa di darglieli per poterli mettere su internet in modo che tutti possano leggerli. Poi però, nelle domande a Del Turco, quell'inchiesta dimostra di conoscerla benissimo, di sapere quasi a memoria l'atto d'accusa costruito dai pm. Incalza l'ex Governatore — «è tornato libero perché è venuta meno l'esigenza cautelare, non gli indizi di prova» — fa domande precise, stringenti, tende trappole come se si trovasse di nuovo alla Procura di Milano ai tempi di Mani Pulite. «Lei — chiede a Del Turco — si dissocia dalla posizione di Lamberto Quarta (capo della segreteria del presidente anche lui arrestato) e Camillo Cesarone (capogruppo del Pd alla Regione finito in carcere) oppure no?». E quando il Governatore risponde «no, sono vittime come me di un teorema giudiziario» il leader dell'Italia dei Valori gongola: «Beh, questo è grave, contro di loro ci sono prove schiaccianti». Di Pietro sfrutta tutti gli spazi per per presentarsi come il «salvatore» della Regione alle prossime elezioni, sfrutta le parole di Del Turco che scarica sulla precedente Giunta di centrodestra le colpe del «verminaio» sulla sanità per far capire che Pd e Pdl sono ugualmente inaffidabili, riesce addirittura a «lanciare» il programma dell'Idv per le elezioni. A Del Turco Bruno Vespa concede però l'ultima parola. E l'ex presidente annuncia che non lascerà la politica: «Sarebbe veramente ingiusto — spiega — che questa storia politica finisca solo perché un signore un giorno, per giustificare un buco gigantesco nel proprio bilancio, decida che lui quei soldi li ha dati a vari personaggi della Regione. Penso di avere diritto di tornare a continuare la mia battaglia tra i riformisti». Ma c'è anche un attacco al partito Democratico: «Ho rimproverato al Pd che un partito che si chiama così non può decidere che tra quello che dice un magistrato e quello che dice la carta dei diritti del cittadino prevale sempre l'opinione del magistrato. La presunzione d'innocenza c'è fino al terzo grado».