Silvio, moderato e rivoluzionario

Il sarkoberlusconismo è una forma rinnovata della politica: questa la tesi fondamentale del saggio. Secondo lo studioso francese, comprendere Berlusconi aiuta a capire Sarkozy e viceversa. L'uomo e il suo modo di fare politica sono stati più spesso demonizzati che non analizzati - mette subito in chiaro Pierre Musso a proposito di Berlusconi. Uno dei meriti di questo libro è per l'appunto quello di cercare di analizzare e comprendere, nelle sue ragioni più profonde e vere, un fenomeno politico nuovo e del tutto peculiare della politica europea, che viene individuato per la prima volta sotto il nome di «sarkoberlusconismo» o di «berluskozysmo». Le tesi della telecrazia e del populismo non ottengono altro se non la demonizzazione dei protagonisti. Perciò interpretare il sarkoberlusconismo come un binomio di populismo di destra e videocrazia, facendone dunque un populismo mediatico, mortifica ogni sforzo interpretativo. Come si capisce siamo ben lontano dalle letture di comodo che dall'Italia sono state diffuse anche in Europa per spiegare i successi di Berlusconi. In altre parole, come spiega lo studioso francese, la tesi secondo la quale il cocktail sarkoberlusconiano altro non sarebbe che la somma di populismo, televisione e marketing, sarebbe fuorviante e impedirebbe di capire la realtà nella quale viviamo, in particolare dopo la caduta delle ideologie e il vuoto che esse hanno lasciato nella politica. Pierre Musso non è un simpatizzante del «sarkoberlusconismo», ma ne offre una lettura nuova e, per certi aspetti, condivisibile. Il sarkoberlusconismo sarebbe in sostanza una visione condivisa, liberale e atlantista dell'Europa. Un nuovo modello politico neoliberista euromediterraneo, capace di combinare insieme autorità statale, deferenza verso il mondo cattolico e riferimento a quello aziendale. Nel corso di un confronto con Musso, in occasione della presentazione a Roma del suo libro, ho osservato che questa interpretazione è ancora insufficiente e parziale. La neopolitica di Berlusconi e di Sarkozy avrebbe, secondo la mia opinione, un contenuto ulteriore ancora non pienamente definito e compreso. Berlusconi ha detto di Sarkozy: «È un moderato, un conservatore, ma anche un rivoluzionario, nel senso che, come me, vuole cambiare la vecchia politica». Anche a me una volta Berlusconi ha confessato: sono insieme un moderato, un conservatore e un rivoluzionario. Si potrebbe tradurre in questo modo: un moderato nel senso dello stile personale, un conservatore per l'attaccamento alle radici della nostra civiltà cristiana, un rivoluzionario nel senso della volontà di modernizzare l'Italia ponendo al centro la dignità di ogni uomo. C'è un punto, per concludere, che mi ha convinto nel libro, dove si parla del sarkoberlusconismo come di un «presentismo»: tutto è presenza e presente. Questo elemento che a Musso appare come negativo, segnato cioè dall'assenza della dimensione progettuale rivolta al futuro, a me invece sembra l'aspetto più originale e positivo della dimensione politica di Berlusconi. Il premier, infatti, sembra incarnare ai miei occhi quell'aspetto del pensiero femminile, ben illustrato dalla grande filosofa spagnola Maria Zambrano, secondo cui tutte le ideologie sono caratterizzate dallo sguardo rivolto sia al passato (partiti reazionari) che al futuro (partiti rivoluzionari), a scapito del presente. Il presente perciò acquista un valore importante, come occasione di fare il bene, di vivere secondo un ideale, di un atto d'amore qui e ora.