Il soccorso di Angius: «Sarò in piazza con il Pd»
Un progetto che, dopo l'elezione di Riccardo Nencini al congresso di Chianciano, Angius non può più condividere. Per questo, assieme a quelli con cui ha compiuto questo lungo peregrinare (Franco Grillini, Accursio Montalbano, Alberto Nigra e Fabio Baratella), all'ex Dl Cinzia Dato e al segretario confederale Uil Antonio Fuccillo, ha deciso di dar vita all'associazione «Democrazia e Socialismo». Ieri il primo passo: l'incontro «Unire le forze del riformismo italiano» a cui hanno partecipato anche Bettini e Fassino. Come mai riapre il confronto col Pd cosa è cambiato in questi anni? «Il mio ripensamento nasce dall'aver preso atto della bruciante sconfitta della Costituente per non aver raggiunto gli obiettivi prefissati, del catastrofico risultato elettorale socialista e insieme di tutto il centrosinistra». Questo significa che ora è disponibile ad aderire al Pd? «Dipenderà dal Pd. È necessario che riconosca il valore e il significato di un pensiero politico socialista, laico, liberale che ora manca, ma che serve. Se è vero che si intende farne un partito grande a vocazione maggioritaria non può rimanere un monolite, ma deve diventare un crogiuolo plurale che mescoli cultura teodem, laica, ambientalista, socialista, liberale, democratica ed europea». Quindi, secondo lei, oggi il Pd ha finalmente superato le sue contraddizioni su temi come la laicità e la collocazione europea? «Non ancora, anche se qualche passo si è fatto. Credo che l'impostazione della campagna delle elezioni europee vedrà il Pd riavvicinarsi al Pse». Lei oggi apre il dialogo ma senza i socialisti dell'ex Sdi, perché? «Non credo più all'attuale partito. Pensavo sarebbe nato un contenitore più ampio, mentre è venuta fuori una cosa più piccola. L'attuale Partito Socialista non ha nessun progetto politico né prospettiva. Nencini non dice chiaramente di volere il dialogo con Veltroni perché sa che il partito si sfascerebbe e perché molti non vogliono questo confronto preferendo forse altre collocazioni». Il progetto che lei sta lanciando verrà esteso a tutta la sinistra? «No. Esclude la sinistra massimalista di Ferrero, Diliberto e Vendola». Anche Vendola? «Non mi pare che Vendola abbia fatto un atto simile al nostro. Riformista non è neanche Di Pietro. Per il Pd allearsi con lui è stato un errore ed oggi è la più grande ambiguità e contraddizione, anche se pare che si stia risolvendo, aumentando sempre più la distanza fra il Pd e Idv». Aderirà alla manifestazione del 25 ottobre proclamata dal Pd? «Ci sono mille ragioni per scendere in piazza contro il governo per la grave crisi finanziaria e i tanti problemi economici e sociali. Ma da sola non basta a risolvere le difficoltà del Pd. Si commetterebbe un errore a pensarlo. C'è bisogno di un progetto alternativo per il Paese, di dibattere ed elaborare proposte precise sulle riforme istituzionali o altro, ma al momento non ci sono!»