Fabrizio dell'Orefice f.dellorefice@iltempo.it Non è un ...
Insomma, quelle foto dei bambini delle elementari che protestano contro la riforma Gelmini proprio non le ha digerite. Tanto che sbotta: «È un illecito». Un illecito? «Sì, e non voglio aggiungere altro. Guardi, fermiamoci qui. Invito solo i genitori che li hanno portati in piazza a riflettere. E magari a leggere bene il decreto. Ci vuole da parte di tutti un po' più di responsabilità. Usare dei bambini, cotringerli a urlare slogan di cui nemmeno capiscono il significato, è una cosa orribile». Se l'avesse fatto il centrodestra? «Non l'abbiamo mai fatto e nemmeno saremmo stati in grado di pensarlo». D'accordo, e se l'aveste fatto? «Oddio, che cosa sarebbe successo. C'avrebbero detto che eravamo peggio di Pinochet, che eravamo la peggiore dittatura. Che facevamo schifo con i soliti difensori dell'infanzia democratica pronti a muovere qualunque accusa. Ma tant'è». Ministro, intanto ci risiamo con le proteste. Anche la Gelmini s'è beccata la sua. Era necessario? «Anzituto voglio dire che in questi giorni sta protestando solo una minoranza». E come fa a dirlo? «Guardi, non è che io non ho mai fatto manifestazioni. Quest'ultima non saprei dirle ma quella precendente, quella delle cento piazza, faceva sorridere». Sorridere? «Senta, hanno detto che erano trecentomila. Vero?» Vero? «In cento piazze. Dunque erano tremila a piazza. Per le questure saranno stati un decimo, stiamo parlando di trecento a piazza. E questo è tutto. E le sembra la maggioranza? Trecento persone a città?». So' quattro gatti? «Quello che è più grave è che in gioco la credibilità stessa del movimento studentesco. Di tutto il movimento studentesco. E avendone fatto parte da molti anni dico tutto ciò con grande rammarico, ovviamente». Ma perché dice che è in pericolo la credibilità del movimento? «Perché non ho mai visto studenti medi scendere in piazza contro il maestro unico delle elementari. Non ho mai visto protestare contro un provvedimento che non li sfiora nemmeno. Negli ultimi dieci anni gli studenti hanno chiesto di cambiare la scuola, e ora che si cambia scendono in piazza». Potrebbero non condividere la protesta. «Si procede a fare risparmi e il 30% di quanto sarà risparmiato sarà reinvestito. Per scuole più sicure, migliori, con più attrezzature. Quei soldi serviranno per fare nuove attività, per comprare computer. E quelli che fanno? Protestano». Sono una minoranza? «Solo una minoranza e quello che è più grave è che non ho sentito uno straccio di controproposta. Non ho mai visto un movimento studentesco che non scende in piazza e non chiede di essere ricevuto al ministero. Un'assurdità. La regola numero uno è sempre stata quella di portare ai tavoli che contano le proprie rivendicazioni. Altrimenti sono chiacchiere e basta. Non so quante volte ho salito la scalinata di viale Trastevere per andare a dire in faccia ai ministri quello che volevamo. O agli assessorati. O a chiunque potesse incidere sulla protesta. Questi qui no». E perché? Che proteste sono quelle di questi giorni? «Aspetti, voglio fare ancora una considerazione. Non so se è il livello più basso mai raggiunto dal movimento ma di sicuro dopo nulla sarà come prima. Chi verrà dopo si troverà comunque lo strumento della protesta che resta attualissima. Ma rischierà di essere preso in minor considerazione». Ripeto, allora perché? «Perché si sta giocando sulla pelle della scuola una partita interna alla sinistra. C'è tanta Cgil nelle proteste di questi giorni. E purtroppo si vede».