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Frati: "Vogliamo dialogare con il governo"

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Un passaggio, dalla presidenza di Medicina agli uffici del rettorato, avvenuto tra le polemiche i tanti j'accuse. E se all'interno della cittadella di piazzale Aldo Moro intanto con il passar delle ore montano le proteste verso la riforma Gelmini, occupando aule, conovocando assemblee e appendendo striscioni ovunque, il neo rettore non si fa intimorire e dice «bisogna darsi una calmata». Quindi è d'accordo con il ministro Gelmini? «Mi spiego: il decreto legge "drammatico" della Gelmini, che toglie pochi soldi nel 2008 e nel 2009, ma ne toglie molti di più negli anni successivi, può essere letto in due modi: o siamo davanti al solito cinico Tremonti che dà una botta in testa e ti stravolge. Oppure è una sorta di avviso di garanzia che il governo dà all'università dicendo "concordiamo insieme qualcosa per uscire dalla crisi"». Lei come lo legge? «Nel secondo modo. Conosco bene il modus operandi di Giulio Tremonti e sono sicuro che, assieme alla Gelmini, proporrà all'università un patto fondato su obiettivi concreti». Quindi la protesta di questi giorni non ha senso? «È giusta la protesta, e bisogna avere grande rispetto per gli studenti. Ma lo sforzo è quello di individuare obiettivi condivisibili da tutti e su questi chiamare il governo al confronto. Se poi il governo non risponde si va allo scontro». Il ministro dell'Istruzione dice anche che biosgna ristabilire la meritocrazia tra i docenti. «Ha ragione. Se penso a tutti i rumors sul mio conto. Faccio un esempio: quando uno deve essere operato non chiede se il chirurgo è figlio di un medico, ma solo se sa operare. E così dovrebbe essere anche negli altri campi» Scusi, ma La Sapienza è piena di "figli di". «Le rispondo con un altro esempio: nessuno ha mai rinfacciato a Saverio Borrelli, procuratore capo di Milano di essere figlio di Borrelli presidente del Tribunale di Milano, e di avere un figlio anche lui in magistratura. La questione è solo se Borrelli è o no un buon magistrato». Le proteste di questi giorni partono soprattutto da Fisica e Lettere. È un nuovo sessantotto? «Non penso possa esistere il paragone». L'anno scorso, sempre da Fisica, ci fu il blocco alla partecipazione del Papa all'inaugurazione dell'anno accademico. Pensa di invitare Benedetto XVI in qualche altra occasione? «Quella fu una protesta assurda. Hanno voluto fare i filosofi senza aver letto nulla. Detto ciò, mi piacerebbe molto fare un ciclo seminariale di bioetica, dove invitare personaggi di livello come Rino Fisichella e Gianfranco Ravasi, Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e magari avere in fondo una riflessione del Papa». È vero che alcuni presidi non volevano la sua elezioni accusandola di pensare solo a Medicina? «Sono rilievi di chi non conosce il mondo, anzi parlerei di un provincialismo zotico». Il più grande difetto di questa università? «La burocrazia». La Sapienza ha avuto in passato anche rettori che hanno fatto storia. C'è qualcuno a cui si ispira? «Ad Antonio Ruberti, uomo con la grande capacità di individuare un problema e di trovare una soluzione». Quando l'hanno eletta ha subito dichiarato che sarà il rettore di tutti. Che significa? «È stata un'elezione in cui, diversamente dal passato, non ho dovuto fare accordi promettendo posti a nessuno dei concorrenti. È stata un'elezione basata su un programma basato su un progetto e il coinvolgimento di tutti». Qual è la facoltà dove ha preso meno voti? «Architettura Valle Giulia e Statistica». Quali sono i punti forti del suo programma? «Una squadra di governo decisa assieme agli organi collegiali, una riforma degli atenei federati e nuove proposte politiche da discutere con gli altri grandi atenei d'Italia per il rilancio dell'istituzione universitaria». Da dove comincerà per rilanciare questa università? «Dal riqualificare l'immagine dell'ateneo rispetto al paese. L'italia vuole che l'università sia di qualità e utile, vale a dire che porti ad una occupazione. Secondo i dati di Alma Laurea, si riesce a trovare lavoro solo in alcuni settori, tipo l'informatica, o nel settore sanitario. Poi ci sono alcun i casi particolari...». Tipo? «Beh, per esempio Scienze politiche va meglio di Giurisprudenza, quando invece dovrebbe essere il contrario. Questo vuol dire che la prima è organizzata meglio della seconda. È così in generale, ma alla Sapienza è più o meno uguale». Ma Giurispridenza non è uno dei fiori all'occhiello di questa università? «Che sia il fiore all'occhiello è un discorso, che sia davvero utile a trovare lavoro e fare l'avvocato è un altro». Professore perché passa per essere un "piacione"? (Ride)- Ho una nipotina di due anni, Caterina alla quale hanno insegnato a dire cosa fa il nonno di mestiere: il rettore. Hanno cercato anche di farle dire magnifico, ma non ci riesce. Dice "fico". Ecco, le metta insieme...».

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