E per Di Pietro ci sono due pesi e due misure
Il processo era scaturito da un servizio pubblicato sul L'Espresso e intitolato «Patto scellerato fra Mafia e Forza Italia». La pena di otto mesi di reclusione, come accade di consueto, è stata sospesa. Resta il fatto che il giudice romano Roberta Di Gioia ha stabilito che le parole del giornalista erano diffamanti e che, quindi, non corrispondevano alla realtà. Un bel colpo per chi pensa di avere sempre la verità in tasca. Ma così non la pensa il leader dell'Italia dei Valori ed estimatore di Travaglio. «Ben venga e rimanga una libera informazione, sapendo che a volte bisogna avere delle "tacche" o delle mostrine sulle spalle», ha commentato il verdetto Antonio Di Pietro. Che poi ha articolato il suo pensiero: «È una prima sentenza che dovrà passare, e passerà sicuramente in modo diverso, al vaglio del giudice di appello». Per Di Pietro, che ha espresso solidarietà al condannato, si tratta di una «stella al merito per aver detto ciò che è scritto nelle carte. A qualcuno può non piacere ma Travaglio riferisce ciò che è scritto nei documenti. A volte può non piacere, ed è successo anche a me di essere stato processato tante volte - ha concluso l'ex pm di Mani Pulite - per aver scritto sulle carte delle cose che non piacevano ai potenti di Stato. Bisognerebbe vedere cosa stanno combinando questi ultimi e non prendersela con i Travaglio della situazione». Ma, onorevole Di Pietro, le sentenze non si commentano, come ricorda spesso lei. E le «mostrine» si danno per un merito. Non per un errore, anche se in buona fede.