Borse, euforia finita
Il Vecchio Continente ha perso altri 250 miliardi di capitalizzazione, con ribassi superiori ai cinque punti percentuali praticamente su tutte le piazze europee. Tokyo segna un tracollo dell'11,41%, l'Rts russo va indietro del 9,52%, mentre l'indice paneuropeo Dj Stoxx 600 cede il 4,96%, dopo aver brevemente sfondato anche i minimi di venerdì scorso nel finale. A Wall Street gli indici prima partono in rialzo, poi perdono più del 3%, poi rimbalzano e passano in positivo, e tornano di nuovo giù fino a risalire ancora concludendo il rally a +4,68 per cento. Per il mercato, però, il dato saliente è che ovunque le lancette sono tornate indietro alla scorsa settimana, vanificando simbolicamente l'effetto di quanto fatto dalle amministrazioni Usa ed europee per fermare il panico. L'indicatore economico atteso da giorni alla fine è uno choc. La produzione industriale americana a settembre è scesa infatti del 2,8%, ben oltre le attese, e ai peggiori livelli dal 1974. Pesa la violenta stagione degli uragani e la chiusura di molti impianti petroliferi nella regione del Golfo del Messico. Ma il mercato vi legge soprattutto la parola «crisi». In questo scenario, la situazione non poteva che peggiorare quando con Wall Street già in contrattazione anche l'altro indicatore sullo stato di salute dell'economia americana è risultato peggiore delle più cupe attese: a ottobre l'indice della Fed di Philadelphia, che sintetizza l'andamento del comparto manifatturiero statunitense, è sceso a -37,5, dopo il +3,8 di settembre. La nuova giornata da panico sulle Borse si era vista sin dal primo mattino, con il tonfo della piazza giapponese in scia ai crolli attorno agli 8 punti visti già la notte prima a Wall Street. Il tracollo si è poi replicato nel mattino su tutte le piazze europee, con perdite superiori ai cinque punti percentuali quasi ovunque. Il dato sulla produzione industriale ha poi dato il via a vendite senza freni quasi ovunque. L'agenda della crisi si arricchisce intanto di nuove puntate, con un maxi salvataggio pubblico dei colossi bancari svizzeri Ubs e Credit Suisse, in cui il governo federale inietterà rispettivamente 6 e 10 miliardi di franchi. Grazie a un prestito Bce da 5 miliardi di euro, intanto, la banca centrale ungherese ha cercato di parare i colpi al sistema finanziario nazionale, in una seduta di passione sull'azionario (-8,59% l'indice di Budapest). Per la prima volta dall'agosto del 2007, intanto, il petrolio è tornato sotto i 70 dollari a New York. E così se Tokyo ha perso l'11,41%, giù sono andate tutte le Europee: Londra -5,35% - Parigi -5,92% - Francoforte -4,91% - Milano -6,78% - Madrid -4,11% - Amsterdam -5,69% - Stoccolma -3,01%.