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Baldassarri: «Sosteniamo le famiglie contro la recessione»

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Si tratta di dare aiuti alle famiglie e alle imprese». L'economista Mario Baldassarri (Pdl), già viceministro dell'Economia e oggi presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato, traccia uno scenario fosco della situazione economica ma offre anche una soluzione per uscire dal tunnel. In questi giorni si moltiplicano le ipotesi per fronteggiare la crisi. Qual è la sua proposta? «La mia tesi è quella di una Manovra da 30 miliardi di tagli alla spesa corrente che è pari a 800 miliardi: 15 miliardi togliendo i fondi perduti e 15 tagliando gli acquisti delle amministrazioni pubbliche che sono sprechi. Questi soldi vanno per 15 miliardi alle famiglie come aumento delle deduzioni per i figli o applicando il coefficiente familiare, e per 12 miliardi alle imprese togliendo dalla base imponibile dell'Irap il monte salari. Poi 3 miliardi andrebbero agli investimenti infrastrutturali». Il premier parla di aiuti di Stato, lei che cosa ne pensa? «Innanzitutto devo dire che abbiamo dato una bella lezione ai Paesi europei e agli Stati Uniti che non hanno esitato un minuto a nazionalizzare le banche in crisi. Il decreto della settimana scorsa ha creato un fondo del Tesoro ma ha anche stabilito che la procedura passa attraverso il mercato e torna al mercato. Bankitalia valuta se c'è bisogno di ricapitalizzare e i primi che devono rispondere sono gli azionisti. Se non lo fanno, la banca insieme a Bankitalia può chiedere l'accesso al fondo del Tesoro ma deve anche presentare un piano industriale e allora si pone un problema di management. A quel punto scatta l'intervento del Tesoro ma non interferisce con la banca e il mercato». Berlusconi ha prospettato aiuti al mercato dell'auto, ma questo non crea problemi a altri settori in crisi? «Il problema è evitare l'avvitamento dell'economia. Più che correre dietro a crisi aziendali bisogna evitare il manifestarsi di tali crisi. Occorre una nuova governance mondiale. Ora siamo di fronte a una crisi finanziaria ed è ovvio che bisogna tamponare il sistema bancario e assicurativo. Però se ci si limita a questo non si risolve il problema alla radice. Se come avvenne nel 1929 e nel 1933 il crollo dei valori di Borsa, viene percepito come un crollo di ricchezza reale, le famiglie frenano i consumi e le imprese gli investimenti. La conseguenza è una crisi produttiva e la recessione. Cioè rischiamo di globalizzare la recessione». Allora come se ne esce? «La Bce deve tagliare di due punti il tasso di sconto e al tempo stesso bisogna abbassare le tasse su famiglie e imprese. La crisi finanziaria che appare enorme e clamorosa in realtà ha sottostante un pesante squilibrio reale nell'economia che è l'argomento che io avevo sollevato tre anni fa nel mio libro "L'economia globale verso lo squilibrio globale". Da un lato c'è la cicala americana, cioè gli Stati Uniti consumano più di quello che producono, hanno da dieci anni un deficit verso l'estero del 7% del pil ( si considera fisiologico il deficit americano quando è sotto il 3%) e un debito verso l'estero enorme. Dall'altra parte c'è la formica cinese che consuma molto meno di quello che produce, ha invaso il mondo con i suoi prodotti e fino a qualche anno fa comprava titoli del debito americano. Il sistema così sembrava in pareggio. In mezzo a questo c'è la bella addormentata europea che non cresce perchè vincolata dalla politica della Banca Centrale europea. La Bce per controllare un punto d'inflazione frena di due punti la crescita economica ovviamente attraverso il supereuro. Sarebbe bene inoltre che Maastricht sia superata da una Maastricht2». Vuol dire allentare i parametri di Maastricht? «Vuol dire passare a un sistema di regole più intelligente in cui ogni 1% di avanzo corrente consente due punti di investimenti. In questo modo i governi possono fare deficit per investimenti se lo meritano. Cioè devono tagliare la spesa corrente». C'è il rischio reale di opa ostili? «In queste condizioni di mercato con i titoli sottovalutati, chi ha risparmi, cioè i fondi sovrani o i furbacchioni, possono scalare quello che vogliono a prezzi stracciati».

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