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Sangalli: con la crisi consumi a terra

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Se l'accesso al credito non diventerà più agevole, molte aziende potrebbero chiudere

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È questo lo scenario delineato dal presidente della Confcommercio Carlo Sangalli. In che misura la crisi finanziaria si sta facendo sentire sui consumi? «Dopo il blocco psicologico, che ha generato panico anche nei consumatori dovuto al crollo delle borse, le iniziative prese dal Governo e degli altri partner europei hanno certamente contribuito a ripristinare un po' di fiducia. Ma è evidente che gli effetti di questa crisi si dispiegheranno su un periodo più lungo ed è bene intensificare in questo contesto il confronto tra imprese, Governo e sistema bancario». Quali sono i comparti maggiormente interessati? «La crisi della domanda interna viene da molto lontano ed ormai interessa trasversalmente tutti i settori, compresi quelli che fino a qualche tempo fa mostravano segni di vivacità, come il tempo libero, il turismo per intenderci, e la cura della persona. Insomma, alla crisi profonda e strutturale dei consumi si è unita questa doccia fredda sui risparmi che ha ulteriormente ridotto la capacità di consumo di molte famiglie». Secondo le vostre previsioni quanto durerà la crisi dei consumi? «La crisi si estenderà perlomeno a tutto il prossimo anno. Le nostre stime parlano di una contrazione dello 0,7% nel 2008 e dello 0,5% per il 2009». Qual è l'atteggiamento dei consumatori? «C'è un clima generale di prudenza che investe anche le piccole e medie imprese strette in una morsa molto pericolosa: una pressione fiscale troppo elevata e una domanda interna debolissima». C'è il rischio di chiusure? «Questo rischio c'è ed è reale. Basti pensare che nei primi sei mesi dell'anno hanno chiuso oltre 74mila imprese commerciali, di cui quasi il 60% nel dettaglio. Del resto, il commercio è uno dei pochi settori che dopo la liberalizzazione, avvenuta con il decreto Bersani dieci anni fa, risulta concorrenziale e competitivo. E', quindi, evidente che se si restringeranno ulteriormente i cordoni del credito molte imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, saranno costrette a chiudere». C'è il rischio di ricadute occupazionali? «L'aumento della cassa integrazione nel settore terziario prima del crollo delle borse non fa ben sperare, ma sbilanciarsi in previsioni adesso mi sembra prematuro». Come reagisce il commercio al crollo dei consumi? «La distribuzione commerciale sta facendo la propria parte. Vorrei sottolineare le iniziative messe in atto da Federdistribuzione nel campo della Gdo, e da Fipe nel settore bar, per andare incontro alle ridotte capacità di spesa dei consumatori». I prezzi stanno calando? «Inevitabile che con la riduzione dei costi delle materie prime, il calo della domanda interna e una ridotta propensione al consumo delle famiglie si verifichi per effetto di trascinamento anche una riduzione dei prezzi di molti generi di largo consumo». Quali misure dovrebbero essere adottate per far ripartire i consumi? «La nostra proposta è di rendere strutturale la riduzione delle tasse sui premi e sugli straordinari perché significano maggiore reddito netto a sostegno dei consumi e un incentivo al perseguimento di maggiore produttività e, profittando dell'allentamento dei vincoli del patto di stabilità, mettere in campo un'azione coordinata a livello europeo per ridurre la pressione fiscale, per rafforzare le infrastrutture e soprattutto per facilitare l'accesso al credito delle pmi. Ciò permetterebbe, infatti, di far ripartire la domanda interna». In che misura la trattativa per la riforma dei contratti può aiutare a uscire dalla crisi? «Rafforzare la produttività è un'esigenza generale del nostro sistema economico, e tanto più lo è per quell'economia dei servizi, che noi largamente rappresentiamo e che, già oggi, contribuisce per ben più del 40% alla formazione del Pil e dell'occupazione del nostro Paese». Condividete il documento della Confindustria sui contratti? «È un buon punto di partenza per avviare un confronto in materia, anche se è ovviamente carente rispetto alle peculiarità dei nostri settori di rappresentanza. Ecco perché abbiamo avviato con spirito costruttivo un confronto, che ci auguriamo sia proficuo, con i Sindacati».

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