E subito perché se troppo tardi non serve. C'è di più. Una ...

In sintesi, la difficoltà dell'azione non riguarda solo le quantità di riallocazione e riduzione della spesa pubblica e la velocità, ma anche la necessità di modificare profondamente la struttura del modello politico/economico italiano in corso d'opera. Da un lato, se non si attua questa politica il Pil italiano - che nel 2008 finirà attorno allo zero - nel 2009 potrebbe scendere oltre il meno 0,5% stimato da Confindustria, con effetti gravi al nord e disastrosi al sud economicamente più fragile. Per inciso, e dovremmo chiarire questo punto nel dibattito nazionale, se le soluzioni restano al nord e non arrivano al sud tutta l'Italia ne soffre e non solo il sud stesso. Dall'altro, il governo non può fare una cosa del genere in modi ordinari. L'Italia non ha più né la sovranità monetaria né quella del bilancio pubblico. Il secondo è vincolato dagli europarametri di stabilità e ciò blocca le detassazioni in deficit temporaneo. Inoltre il debito pubblico supera il 100% del Pil ponendo un problema di stabilità perfino all'euro se peggiorasse. Sul piano politico e sindacale non sembra ci siano le condizioni per operazioni straordinarie di liberalizzazione. Inoltre molto denaro pubblico utile per la detassazione è ora impegnato per la garanzia preventiva di solvibilità al sistema bancario. Non si può fare, quindi? Si potrebbe con politiche straordinarie: (a) recuperare soldi da un'operazione di vendita/valorizzazione del patrimonio pubblico per ridurre, oltre al volume assoluto del debito, la spesa annua per gli interessi e usare la cifra a servizio della detassazione ed investimenti al sud senza violare gli europarametri; (b) liberalizzare i settori di mercato dove i costi sono elevati per inefficienza; (c) convertire una gran parte di trasferimenti diretti alle imprese, circa 15 miliardi annui (fonte Mario Baldassarri), in detassazione generale per le stesse; (d) chiedere/imporre un fondo europeo di stabilizzazione per le nazioni in fase di stimolazione fiscale d'emergenza. In conclusione, c'è la possibilità teorica di generare un pacchetto antirecessivo complessivo tra i 40 e 50 miliardi di euro in due anni. Rinunciamo e ci impoveriamo perché la cosa è troppo difficile oppure tentiamo? Sono al servizio di chi vuole tentare. Carlo Pelanda