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Se il prestito diventa un miraggio

Soldi

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Ai tempi di mio padre, che pure comprava tutto in contanti, amici suoi prendevano mutui con la massima facilità. Evidentemente, non sarà un caso che papà è morto nel 1999, proprio al limiti col nuovo secolo, con un millennio che di sicuro non gli sarebbe piaciuto». Luigi e Barbara sono due nomi di fantasia. La storia, però, è vera. Lui ha appena dovuto ricacciare in gola un groppo di emozione divenuto di dolore, avvolto da una delusione e da una sfiducia profonde. Lavoro fisso lui, due case in fresca eredità affittate. Per coronare il sogno della sua vita ha cercato di accendere un mutuo: all'inizio, vista la tradizione familiare, non ci ha capito molto ma poi, presa coscienza, ha cominciato a comprendere. Soprattutto che chiedere, e ottenere, soldi da una banca oggi è come cercare di vincere al superenalotto. A quel punto tanto vale chiedere un prestito piccolo e giocare un grande sistema. Ma, alla fine del racconto triste di una coppia privata del sogno, ci arriveremo. Anche se, come vedremo, dal raptus onirico all'angoscia il passo è breve. E resteranno pochi passi verso il baratro perché non ci sarà neanche una macchina con la quale fuggire dalla disperazione. «Ma Luigi - chiede Barbara - quella banca ti aveva garantito la copertura dell'intera somma per il rogito... «Macché, mi hanno richiesto duemila documenti e poi mi hanno erogato solo due terzi del mutuo... Barbara, il tasso fisso era anche buono e, con lo sconto di mezzo punto, saremmo arrivati intorno al 6.5 per cento. Ma i soldi non ci bastano, ora rischiamo di perdere pure la caparra». Ma hai fatto tutto per bene? «Sì, lo stato di famiglia, le due ultime buste paga, il contratto annuale di lavoro, le due case intestate a me, libere da qualsiasi gravame, il codice fiscale, l'iban... tutto Barbara, capisci, tutto». E allora? «Non è bastato». «Ma cosa è successo?» «Guarda, sono incavolato nero. In Italia succede l'inverosimile». «Spiegati meglio, Luigi». «Giorni fa mi hanno detto che era tutto ok, ma che mancava la dichiarazione dei redditi, si erano dimenticati di chiedermela. A quel punto glie l'ho portata». «Dunque...». «Incredibile, Barbara: dallo stato di famiglia risultava che ero ancora felicemente sposato mentre sono separato da dieci anni e divorziato da uno. Il fatto che fossi ancora "sposato", insieme con le ipoteche sulla casa e tutto il resto, garantiva ampiamente la banca sull'erogazione del mutuo, ma quando hanno visto dal modello unico quello che passo a mia moglie e ai figli, la mia capacità reddituale si è ridotta di un terzo... il resto lo sai». «Luigi, cosa facciamo adesso? «Ho già chiamato altre sei banche, tutte quelle delle quali conosco i direttori. Pensavo fossero "amici": niente, chi si scusa perché è in riunione, chi si prende sei mesi di tempo "e non è neanche detto che ce la facciamo...". Insomma, una presa per il...». «Amore, hai sempre mille idee, ti prego tirane fuori una... «Tesoro, l'unica soluzione sarebbe quella di mettere nelle garanzie le due case intestate ai tuoi figli minori... ma come si fa, c'è di mezzo il giudice tutelare. E se mai fosse non ci sono i tempi. Senza considerare le ripercussioni con la tua famiglia». «Luigi, una mia amica ha avuto il mutuo garantendo alla banca la "canalizzazione", così mi ha detto, degli affitti delle case del marito...». «Barbara, ti stoppo subito: ho provato anch'io a mettere nel "calderone" questa garanzia ulteriore, ma alle banche non interessa perché considerano "soprattutto in questo momento, lei mi capisce", un rischio troppo grosso contare sui soldi, mai certi, di un inquilino affittuario». «Luigi, e le finanziarie? «Chi, gli "strozzini" in doppiopetto. A Roma è pieno. Ho provato con una decina di annunci trovati in pubblicità sul giornale e ci sono tassi da paura, dal 10 per cominciare al 25 per cento per finire, se ci arrivi vivo, con una serie di clausole scritte in corpo 3, non so nemmeno se esiste, dove ci vorrebbero quattro avvocati per provare a capire e a tutelarci. Barbara, ci ritroveremmo gli "esattori" sotto casa dopo due mesi... sai quelli che fanno i recuperi-crediti, grossi come armadi a due ante?». «Cosa ci resta da fare?». «Niente, è andata male, ma voglio provare a rispondere a un annuncio che non avevo considerato», «Dai amore, proviamo...». «Forse non hai capito, Barbara, questa è veramente una cosa da canna del gas: ti danno da mille a 4.000 euro in un'ora, chiedendo a garanzia l'automobile». «Che ci facciamo?» «Fammi chiamare, se ce li danno ce li giochiamo tutti al superenalotto e magari vinciamo». La telefonata svelerà a Luigi e a Barbara che in effetti il prestito si può ottenere, con una macchina che non abbia più di quattro anni: i soldi vanno restituiti molto rapidamente con un tasso elevato, pena la confisca dell'auto. Per farlo, questi "signori" chiedono di vedere la macchina, il certificato di proprietà in originale che viene da loro trattenuto «a garanzia ipotecaria», fotocopia del libretto, del contratto di assicurazione nonché del tagliandino e di una bolletta di un'utenza qualsiasi. Per rintracciare sotto casa a magari «scambiare due chiacchiere» con l'insolvente creditore.  

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