Nicola Imberti [email protected] Doveva essere il giorno ...
L'asse tra Walter Veltroni e Antonio Di Pietro si è rotto e ora l'opposizione è davanti a un bivio. Prendere o lasciare. Che qualcosa potesse succedere lo si era capito in mattinata quando, intervistato da Gianni Riotta su Youdem.tv, il segretario del Pd aveva proposto il più classico dei baratti: «Ci dicano qual è il loro candidato alla Corte Costituzionale e noi siamo pronti a votarlo. E loro a questo punto votino Orlando, così in 24 ore la situazione si sblocca». Le parole di Veltroni mettono in moto il dibattito. Anche se nel Pdl si è poco propensi ad accettare scambi alla pari. Nel pomeriggio, quando manca meno di un'ora alla conferenza dei capigruppo congiunta convocata a Palazzo Madama da Gianfranco Fini e Renato Schifani per sbloccare la situazione, il Cavaliere, di ritorno da Washington, convoca un vertice a Palazzo Grazioli. Bastano pochi minuti per mettere a punto la strategia. Il Pdl proporrà Gaetano Pecorella come proprio candidato alla Consulta. Se l'opposizione dirà no dovrà rinunciare a Leoluca Orlando per la Vigilanza. In caso contrario potrebbe esserci un accordo. Ma la maggioranza sa che insistere su Pecorella significa alzare la posta. L'Idv non può accettare che l'avvocato del premier diventi giudice costituzionale e anche il Pd è in difficoltà. Tant'è che, appena inizia la riunione dei capigruppo, il no è unanime. «Non voteremo Pecorella» annuncia il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi. Antonello Soro e Anna Finocchiaro sono perplessi. Insistere, però, significa bruciare Orlando. Quindi si tenta una mediazione. Si concorda anzitutto sull'opportunità di separare Consulta e Vigilanza. Prima si risolverà una partita, quindi l'altra. A questo punto bisogna decidere se Pecorella può essere il nome giusto per superare lo stallo. Pd e Idv chiedono altre 24 ore di riflessione. La maggioranza accetta: da domani cominceranno le sedute a oltranza. Anche nello stilare il calendario delle votazioni il metodo è lo stesso: alle 9, 15 e 19, Parlamento in seduta comune per la Consulta, alle 12.30, 18.30 e 22 la Vigilanza. Stesso programma venerdì. Prima insomma l'elezione di Pecorella, quindi tocca al presidente di Palazzo San Macuto. A questo punto, messa nell'angolo, l'opposizione lascia aperto uno spiraglio. «È stato fatto un passo avanti, nelle prossime ore dovremo fare un approfondimento di cui c'è bisogno anche a tutela della candidatura di Pecorella alla Corte Costituzionale», spiega Finocchiaro al termine della seduta. E anche Donadi è d'accordo: «Sono stati fatti passi avanti sul metodo, i muri, da una parte e dall'altra sono caduti». Ma è a questo punto che Antonio Di Pietro sbatte i pugni sul tavolo: «Noi non voteremo Pecorella perché è sotto processo per aver tentato, secondo l'accusa, di favorire un latitante attraverso la corruzione di un testimone e sopratutto perché è l'avvocato difensore dell'imputato Berlusconi». Insomma, il leader dell'Idv non accetta di essere messo nell'angolo da un accordo Pd-Pdl. Certo, qualcuno fa notare che i suoi voti non servono per eleggere Pecorella e quindi Di Pietro potrebbe incassare Orlando senza sporcarsi le mani. Gli basta che il Pd voti il candidato Pdl e poi difenda la candidatura Idv per la Vigilanza. Appunto.