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Il Pd vuole la piazza L'Udc non ci sta

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Il segretario Walter Veltroni prende una linea piuttosto tortuosa e avverte: resta la manifestazione del 25 ma dice sì al dialogo in Parlamento per fronteggiare la crisi dei mercati come atto di responsabilità verso l'Italia ma non verso Berlusconi. Quindi spiega Veltroni: oggi «stiamo vivendo la crisi più spaventosa che la nostra generazione abbia mai conosciuto. Una crisi planetaria che cambia i paradigmi fondamentali della nostra società e contagia anche l'industria e l'economia reale». Nonostante la maggiore solidità e liquidità del sistema bancario italiano, per il leader Pd «le nostre aziende vivono già nel dramma. Il governo Berlusconi non se ne è accorto». «Chi governa - aggiunge Veltroni - deve dimostrare se è o no all'altezza di una crisi di questa dimensione storica. E per ora, purtroppo, non ci siamo proprio». E conferma il corteo che si terrà tra dodici giorni: «La faremo. E sarà una manifestazione grande, popolare, di un'opposizione nazionale che ha forte contenuto di proposta e di alternativa e che vuole unire e rassicurare il Paese. Due anni fa Prodi rispettò la manifestazione della destra a Piazza San Giovanni. Ora Berlusconi faccia altrettanto e rispetti la nostra». Ma l'Udc prende subito le distanze con Francesco Pionati: «Come sarà ancora più chiaro quando arriverà a livello di economia reale, la crisi in atto sta avendo gli effetti di una guerra». Il portavoce del partito di Casini afferma: «Benissimo, dunque, la disponibilità a dialogare di Veltroni - dice Pionati - ma resta la contraddizione di una manifestazione che sembra fatta apposta per creare, al contrario, un clima di scontro. In questa fase bisogna scegliere: o si è responsabili fino in fondo, o si cavalca la piazza. La linea di Casini e quella di Di Pietro, per capirci, non sono conciliabili». E anche dall'interno del Pd si levano nuove voci critiche come quella di Pierluigi Mantini, ex Margherita: «Occorre certamente una nuova lettera di Veltroni per la manifestazione del 25 ottobre. Quella già inviata è esclusivamente contro il governo Berlusconi, ora serve una convocazione "per" il paese nella crisi internazionale, "per" le proposte del Pd». «La discontinuità - afferma Mantini - deve essere evidente, ufficiale, deve avere la forma di un messaggio unitario agli italiani. Il Pd si mette in gioco con grande responsabilità e non è il momento delle divisioni interne. Veltroni sarà interpretare le sensibilità di tutti. Deve farlo». Il Pdl fa fronte comune. Per tutti parla Daniele Capezzone: «Veltroni dovrebbe distinguersi da Di Pietro e Rifondazione. Il Pd deve decidersi e fare una scelta chiara. Stavolta il "ma anche" non è ammesso. Questo è il momento della serietà e della responsabilità».

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