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Laura Della Pasqua [email protected] «Il piano delle ...

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Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Altero Matteoli sostiene che la situazione «è molto difficile e non va sottovalutata» ma invita anche a non drammatizzare, giacchè le nostre banche sono solide». Il sistema delle piccole e medie imprese riuscirà a reggere all'impatto della crisi finanziaria? «Che la situazione sia difficile è evidente ma una cosa va detta: tutti sono d'accordo sul fatto che le nostre banche non sono a rischio. Anzi il fatto che in passato siano state prudenti nel concedere prestiti chiedendo garanzie, fa sì che ora non siano nelle condizioni disperate degli istituti di credito americani. La nostra imprenditoria si è retta sulla piccola e media impresa e questo ci ha consentito di far parte del G8». Avete valutato il caso che le banche facciano mancare liquidità alle imprese? «Se manca la liquidità si apre un problema serio. Il ministro Tremonti ha però dato garanzie in questo senso e Berlusconi ha rassicurato i risparmiatori e le imprese. Il decreto varato dal governo mirava a salvaguardare le banche ma anche a tranquillizzare i correntisti e le imprese. Le banche sanno che c'è un governo pronto a intervenire qualora la situazione dovesse precipitare e questo è una garanzia per le imprese». C'è un problema occupazione legato alla crisi finanziaria? «La preoccupazione c'è, non lo neghiamo, soprattutto per alcuni settori come la siderurgia e il manifatturiero. Alcune aziende hanno chiesto la cassa integrazione anche se per numeri che sono sotto controllo». Avete predisposto un piano di intervento qualora sull'occupazione la situazione dovesse peggiorare? «Per ora non c'è nessun piano di intervento ma il ministro Sacconi è molto attento». La riforma dei contratti è all'altezza della mutata situazione? «Legare gli stipendi alla produttività lo si fa già nel resto d'Europa. In Italia ci sono stipendi ancora molto bassi che non favoriscono i consumi. Dobbiamo quindi far entrare nelle tasche degli italiani qualche euro in più perché sia indirizzato ai consumi». La crisi pone un problema di risorse pubbliche e di priorità. Il piano delle infrastrutture subirà una battuta d'arresto? «È evidente che non posso chiedere soldi a Tremonti se non li ha. Quindi ci stiamo muovendo in altro modo. Ho firmato in Lussemburgo con la Bei una apertura di credito per 15 miliardi da destinare alle infrastrutture. Poi ci sono i finanziamenti europei e i capitali dei privati che sono disponibili a investire se il governo dà tempi e regole certe». Il Ponte di Messina si farà lo stesso? «Un aspetto è già passato al Cipe e per un altro il Cipe se ne occuperà la prossima settimana. Il programma non cambia. Una parte dei soldi della Bei andrà lì. E poi ci sono i privati». I privati? Con questi chiari di luna? «Fino ad ora le riunioni sono state positive. I privati chiedono certezze sui tempi e procedure più snelle. Su questo stiamo lavorando e molte normative stanno cambiando». Anche per l'Alitalia nessuna difficoltà con il mutato scenario internazionale? «Quello che abbiamo fatto è eccezionale. L'accordo Cai-sindacati-governo è una rivoluzione anche sotto il profilo dei rapporti tra dotore di lavoro e lavoratori». Non c'è il rischio che con questa crisi qualche imprenditore della cordata si sfili? «Nessuno finora lo ha fatto. E poi l'accordo prevede che per cinque anni non si possano cedere le quote soprattutto a imprese estere». Il rapporto tra maggioranza e opposizione continua nel segno dello scontro. Non sarebbe opportuna una politica concertata di emergenza? «Certo che sarebbe utile ma con quale opposizione? Con Di Pietro che è in piazza o con il Pd diviso al suo interno tra chi fa capo a Veltroni e chi è più disponibile a un tavolo di concertazione?» Insomma lei preferirebe dialogare con Veltroni o con D'Alema? «Prendo atto che c'è una parte più disponibile a cercare un'intesa e un'altra in cui questo si manifesta meno. Prima dovrebbero chiarirsi al loro interno. Da parte nostra c'è la totale compattezza, come mai si è manifestata in passato».

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