Fabrizio dell'Orefice f.dellorefice@iltempo.it Controverso, ...
Haider se ne va nel momento in cui il suo popolo, non solo quello carinziano, ma dell'Austria tutta, gli concede un tributo imprevisto e unico. Se ne va proprio tra gli applausi, al termine di una campagna elettorale nella quale il leader della destra, quando si parla della sua fine politica, aveva rischiato il tutto per tutto e aveva vinto. Haider non aveva mai digerito quel 2000, l'anno in cui porta la sua Fpoe al governo del Paese. L'Unione Europea reagisce in un modo che non ha precedenti, applicando delle sanzioni bilaterali come se fosse in presenza di un nuovo Hitler. Le sue frasi ambigue e non di condanna esplicita del nazismo vengono usate per prendere provvedimenti che a riproporle oggi sembrerebbero ridicole. Si chiude nella sua Carinzia, la regione che lo rielegge ogni volta con più voti. È il leader di una nuova destra. Un nuovo modo di essere conservatori. Sa usare i mezzi di comunicazione e li scavalca, parla direttamente alla gente. È tradizionalista ma non è un bacchettone. Basa la sua azione politica sulla tutela della famiglia. Punta su politiche di sviluppo ma da grande amante delle maratone (ne corre almeno una all'anno e se la prende con i suoi collaboratori se non fanno adeguato moto) coniuga un nuovo modello di difesa del territorio. Attacca la minoranza slovena ma si fa promotore di nuove politiche per l'integrazione e sceglie strade mai battute. Come accadde nel caso dei duecento kosovari che se ne andavano a zonzo per l'Austria. Li raduna e decide di finanziare un nuovo villaggio nei Balcani, nuovi alloggi, costruisce loro case e li fa tornare nella loro terra: ogni anno tornava in Kosovo ad agosto per presenziare a una festa in suo onore. Viene spesso in Italia. A Roma. E non solo per venire a trovare la figlia che vive nella Capitale. Intrattiene rapporti politici e di sincera amicizia con tutti i big del centrodestra italiano sebbene ieri, ad eccezione di Bossi, abbiano tutti scelto la via del silenzio anche davanti a un evento così tragico. Viene a Roma così, come un normale turista della middle class austriaca, accompagnato dalla moglie, sale sui bus sightseeing. Talvolta ha incontri in Vaticano. E forse non è un caso che soltanto in Italia viene ancora ricordato, da qualche mezzo di comunicazione, come un leader xenofobo. In realtà aveva aperto le porte a un nuovo modo di fare destra, molto più dinamico. Molto meno ingessato. Un nuovo modo di essere destra che in parte (e a modo suo) era già stato inaugurato da Silvio Berlusconi in Italia. E adesso anche da David Cameron in Gran Bretagna. Da Nicolas Sarkozy in Francia. Da Pim Fortuyn in Olanda. E così anche in Danimarca fino alle roccaforti della socialdemocrazia come in Svezia. Una destra che non parla alle elite, e anzi spesso dai circoli intellettuali non è compresa, è snobbata, fraintesa e derisa con schemi novecenteschi. Haider cercava la grande legittimazione. E l'ha avuta. Proprio mentre i centristi si preparavano a l'affondo finale per decretare il suo affondamento con un siluro proprio nella sua Carinzia, lui ha capovolto la partita. Dopo essere uscito dal suo Fpoe e aver fondato il Bzoe, è tornato prepotentemente sulla scena nazionale ed europea. E ha strappato un pesante 10,7% appena il 28 settembre scorso. Ora si preparava all'ultimo passo, la legittimazione istituzionale. Pensava di entrare al governo nazionale, come ministro. Chiudendo un'epoca che si era aperta con le sanzioni. Pensava a una coalizione con il suo vecchio Fpoe e magari alleato con i Verdi che per la prima volta sarebbero stati alleati con la destra. Esce di scena avendo avuto il consenso del voto e non ancora quello istituzionale. E questo, in fin dei conti, è il senso della sua vita politica.