E con la paura rispuntano i Bot
Non è solo un normale meccanismo finanziario, si tratta di un vero e proprio fenomeno sociale. I «Bot people» spuntano ogni volta che le cose cominciano a mettersi male. Quando la paura ha il sopravvento. Non lo fanno per guadagnarci (o perlomeno non più), ma per esorcizzare i loro fantasmi. Così ieri, ad esempio, a via XX Settembre sono stati costretti ad aumentare del 50% l'offerta dei buoni. Quella per i Bot trimestrali (scadenza 15 gennaio 2009) è passata da 4.000 milioni a 6.000 milioni di euro. Stesso trattamento per i buoni a scadenza annuale anch'essi portati a 6 miliardi. Poco, troppo poco. La richiesta, infatti, è due volte superiore: 11,9 miliardi per i trimestrali, 9,5 per gli annuali. Ma la vera notizia è un'altra. I Buoni ordinari del Tesoro sono agganciati all'inflazione e, in questo momento, gli investitori sono disponibili ad accettare un rendimento talmente basso (intorno al 2,5% lordo) da non coprire il tasso di inflazione reale che attualmente si attesta sul 3,7%. Certo, visto che l'alternativa potrebbe essere il nulla, meglio tenersi questi Bot. Anche perché, solo cinque anni fa, i buoni erano scesi addirittura sotto il muro del 2% costringendo le famiglie ad una fuga precipitosa verso altri lidi. E così se nel secondo trimestre del 2002 lo stock di Bot in tasca ai risparmiatori toccava quota 27 miliari di euro, nello stesso periodo del 2003 si era scesi a 7,8 miliardi con un crollo verticale del 71,8%. Un dato che spingeva gli analisti a teorizzare il tramonto dei «Bot people» ormai tentati dalle sirene dalla Borsa (in quel periodo l'acquisto di azioni si era addirittura decuplicato toccando 4,7 miliardi). Ma era un falso allarme. L'ennesimo In fondo basta seguire l'andamento dei rendimenti dei buoni dal 1983 in poi. Discesa fino al 1986 (da 17,7% a 10%) quindi un'altalena fatta di alti e bassi che dura fino al 1992. In quell'anno il rendimento è al 15%. L'anno dopo cala all'8,64% per risalire nel 1994 a 10,3%. È l'ultima volta. I quattordici anni seguenti sono una lunga discesa verso il baratro. Ma basta un tremolio ed ecco l'onesto risparmiatore tornare al primo amore, quello che non tradisce mai. Anche quando la politica, con fare minaccioso, prova ad avanzare la proposta di alzare la tassazione sui Bot. Un vecchio pallino della sinistra che, nella scorsa legislatura, provò a portare a casa il risultato. «La questione è delicata - spiegava l'allora ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero - ma portare la tassazione dei Bot al 20% vuol dire comunque stare sotto la media europea che è del 24-25%. Andremmo - ha concluso a un punto più civile dell'aliquota attuale ma nello stesso tempo non metteremmo in discussione gli investimenti esteri che mantengono il debito pubblico». Come è andata a finire si sa. I Buoni non furono toccati. E oggi, con la crisi finanziaria che mette in ginocchio i mercati, i «Bot people» possono ancora dormire sonni tranquilli.