Ho avuto sempre stima per l'ex ministro Pierluigi Bersani ...
Il primo campanello d'allarme è stata la vicenda Alitalia con il ministro ombra dell'Economia del Pd che ha cercato in tutti i modi di sabotare la cordata di Cai commettendo anche qualche gaffe. Ma il capolavoro del braccio destro di Veltroni è stato lo tsunami finanziario che ha sconvolto il mondo. Invece di dare atto a Berlusconi dell'impegno profuso per cercare di ricompattare l'Europa con la creazione di uno scudo comune di pronto intervento, simile a quello studiato dagli americani, per tamponare le falle più vistose nel sistema bancario continentale, Bersani ha così dichiarato alle agenzie: «Il governo se ne sta con le mani in mano a guardare che tempo che fa». Vi ricordate il famoso colonnello Bernacca che, ogni sera, ci faceva le previsioni del tempo azzeccandole molto di più dei suoi colleghi d'oggi? Ebbene, nella versione del politico emiliano, il Cavaliere sarebbe una specie di mago delle piogge che sta alla finestra a guardare i nuvoloni che incombono. La verità è esattamente l'opposta: mai come quest'anno l'Italia ha, infatti, avuto un ruolo internazionale: prima nel caso Ossezia, con la mediazione del premier tra Bush e Putin, poi nella crisi finanziaria di queste settimane. Se un tempo, l'Italia andava sempre a rimorchio degli altri partners, oggi il nostro Paese è quello che si è mosso di più assieme alla Francia di Sarkozy. Abbiamo tessuto la tela sia sul fronte europeo, sia sul piano mondiale come dimostra il ruolo attivo assunto dal governo per varare una riunione straordinaria del G8, tutta dedicata all'emergenza. Un grande sforzo, quello compiuto, che sta già dando qualche risultato come dimostra la decisione immediata della Fed e della Bce di ridurre i tassi d'interesse. Ma Berlusconi, in tutto lo tsunami, è stato un po' l'antesignano: è stato il primo a rassicurare i risparmiatori sulla tenuta del nostro sistema bancario, è stato il primo - e l'ha fatto l'altra sera durante una riunione alla Camera con i deputati del Pdl - ad avvertire che ora i problemi si stanno rapidamente trasferendo al mondo dell'industria: se gli istituti di credito hanno retto all'urto dello tsunami, ora il livello di guardia si sposta a valle: come riusciranno le nostre aziende a fronteggiare, nei prossimi mesi, la chiusura di molti rubinetti? Considerando che il panorama industriale italiano è fatto soprattutto di piccole e medie imprese, che sono più credito-dipendenti rispetto a realtà più grandi, il prossimo passo sarà proprio spostare il tiro sul settore industriale. Già la riduzione dei tassi può risultare molto positiva, ma occorreranno altre misure ad hoc. Come saranno necessario, e su questo punto il governo ci sta già lavorando, interventi per rendere più appetibili i titoli di Stato italiani. In questi giorni, migliaia di investitori hanno infatti spostato i loro risparmi dal mercato obbligazionario e azionario ai Bot ma, con il debito pubblico che abbiamo (il terzo al mondo come grandezza) inevitabilmente molti preferiranno orientarsi sui titoli di Stato stranieri che possono vantare maggiore sex appeal dei nostri. Questi spostamenti rischieranno di allargare ancor più il nostro disavanzo pubblico e non ci possiamo oggi consentire un sensibile peggioramento dei nostri conti statali con tutti gli sforzi che sta facendo Tremonti per cercare, anzi, di ridurli. Il governo sta, insomma, muovendo tutte le pedine per cercare di contenere gli sviluppi dello tsunami. E, allora, perché dire che sta con le mani in mano?