Filippo Caleri [email protected] Se le parole non bastano ...
Poi l'ennesimo baratro si è aperto sotto i piedi degli operatori e di chi aveva creduto nella tanto attesa inversione di tendenza. Il conto alla fine è stato salato. Solo in Europa sono andati in fumo 340 miliardi di euro. Il Dj Stoxx 600, indice che sintetizza l'andamento dei listini del Vecchio Continente, ha ceduto il 6,02%. Le principali Borse europee hanno lasciato sul campo tra i cinque e i sette punti percentuali con Londra in calo del 5,18%, Parigi del 6,31% e Francoforte del 5,88%. Disastrosa la situazione anche a Milano dove l'S&P/Mib ha ceduto il 5,71%. Più che la possibilità che la diminuzione del tasso di riferimento, sceso dal 4,25% al 3,75% in un sol colpo, potesse riportare fiducia nel sistema bancario ha agito la paura, anzi il panico per una crisi che il Fondo monetario internazionale ha definito «il più pericoloso choc sui mercati finanziari dal 1930». E dire che le premesse perché la fiducia, bene più prezioso dell'oro, tornasse tra gli operatori c'erano tutte. Per la prima volta il taglio è stata coordinato a livello di banche centrali. Insieme a Jean Claude Trichet si sono mossi il collega Usa, Ben Bernanke, e la banca centrale cinese. I segnali che sarebbe stata un'altra giornata campale erano arrivati nella mattinata di ieri dalle piazze asiatiche. Tokyo aveva archiviato la peggior seduta degli ultimi vent'anni (-9,4%). Completamente disorientati, i mercati hanno continuato a vendere e invocato una risposta globale. Richiesta accolta dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, che ha proposto un G8 allargato entro fine anno raccogliendo l'adesione di Russia, Italia e Inghilterra. Intanto a ruota di Eurotower e della Fed si sono messi di loro iniziativa la Banca centrale cinese (-27 punti base), quella di Hong Kong (-100 punti base) e del Kuwait (-125 punti base). Ma ai mercati non è bastato e negli Usa si scommette già su un nuovo taglio entro fine mese. La mossa «va nella giusta direzione», ha commentato il capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard, ma «potrebbe servire di più». E mentre Germania, Francia e Inghilterra salutavano la misura, il presidente della Banca centrale europea, Jean Claude-Trichet assicurava che la Bce farà «qualunque cosa sia necessaria» per fronteggiare la crisi e che il taglio è servito a dare «un poderoso segnale di fiducia» ai mercati. Che però non hanno dimostrato di recepire: si tratta che di «una misura simbolica», secondo un gestore, in quanto «il problema non è il costo del denaro ma la disponibilità di credito». Sul fronte bancario prima è stata ancora una volta l'Inghilterra a correre in soccorso dei suoi istituti con un'immissione straordinaria di liquidità (200 miliardi di sterline) da parte della Banca d'Inghilterra e l'impegno del governo a investire fino a 50 miliardi per ricapitalizzare otto banche in difficoltà, tra cui Barclays e Royal Bank of Scotland. Misura che non è bastata a sottrarre i titoli del settore al consueto fuoco di vendite con i crolli di Credit Suisse (-16%), Dexia (-15%) e Unicredit (-12%).