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Le banche «crollano», i soldi «svaniscono», l'unica realtà ...

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E nessuna solidità è garantita a chi «costruisce solo sulle cose sono visibili, come il successo, la carriera, i soldi. Apparentemente - ha commentato - queste sono le vere realtà, ma questa realtà prima o poi passa: vediamo adesso nel crollo delle grandi banche, che scompaiono questi soldi, che non sono niente. Di per sè tutte queste cose che sembrano la vera realtà sono solo realtà di secondo ordine e chi costruisce su questo costruisce sulla sabbia. Solo la parola di Dio è una realtà solida». Papa Ratzinger ha suggerito anche di modificare il concetto di realismo: «È realista — ha detto — chi riconosce nella parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, il fondamento di tutto». Interpellato sulla meditazione del Papa monsignor Claudio Maria Celli osserva che «la Bibbia parla anche ai finanzieri e ai banchieri» e che ponendosi in ascolto della parola di Dio «anche un finanziere, un operatore di questo settore, deve riscoprire qual è il suo cammino». D'altra parte, suggerisce il presidente del Pontificio consiglio per la cultura, la Chiesa non ha «soluzioni o risposte prefabbricate» alla crisi finanziaria, perché non è suo compito averle. E c'è da dire che «non ci sono molti interventi del magistero su questo tema, e nella Chiesa una riflessione su questi campi è appena cominciata». Monsignor Celli commenta infine che per il Papa l'economia «pur importante, resta una realtà penultima». Le parole di Benedetto XVI a partire dal salmo 118 sono venute in forma di preghiera e meditazione davanti ai 253 padri riuniti in Vaticano a riflettere sulla Bibbia. Ma la Chiesa è attenta a diversi livelli al difficilissimo momento che l'economia mondiale sta attraversando da mesi. Un invito a «proteggere le basse entrate delle famiglie e dei lavoratori dal collasso finanziario» era stato rivolto già nel febbraio scorso da monsignor Celestino Migliore, osservatore della Santa Sede all'Onu, intervenuto alla quarantaseiesima sessione dell'Ecosoc (Consiglio economico sociale) nella sede delle Nazioni Unite a New York. Il tema è stato poi affrontato a più riprese dall'Osservatore romano, con contributi di economisti ed esperti. «È probabile — aveva scritto Luigino Bruni in settembre sulla prima pagina del giornale vaticano — che siamo di fronte alla fine di un certo capitalismo finanziario e speculativo, cresciuto troppo e male negli ultimi due decenni, di cui la crisi attuale è solo una (e non l'unica) eloquente espressione. Una crisi le cui cause hanno radici profonde, nel sistema finanziario ma anche negli stili di vita e di consumo». Bruni osservava poi che la crisi «può dunque essere una grande occasione per una riflessione profonda: non si tratta di immaginare un'economia senza banche e senza finanza» ma «occorre che anche oggi fioriscano imprenditori e banchieri animati da scopi più grandi del solo profitto». L'economista Ettore Gotti Tedeschi ha invece recentemente proposto, sempre sulla prima pagina dell'Osservatore romano, di mandare i manager a fare gli esercizi spirituali, anzichè ai «troppi» stage di formazione per imparare a vendere prodotti finanziari sempre «più sofisticati».

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