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La mossa del ministro Bondi: «Non parteciperò a Ballarò»

Sandro Bondi

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E ieri ha fatto seguire i fatti alle parole: «Non prenderò parte a Ballarò». La prima defezione vip dopo il «monito» di Berlusconi sui dirigenti del Pdl in tv è quella di Sandro Bondi, ex coordinatore di Forza Italia e attuale responsabile dei Beni Culturali. Così il ministro-poeta, coerentemente con il suo pensiero, ha rinunciato all'«ospitata». Per ora è l'unico. Ma nei prossimi giorni potrebbe essere imitato da molti esponenti di rilievo del centrodestra. Con una grave perdita per i «salotti» della tivù abituati a riempire i loro palinsesti con ministri, sottosegretari, capigruppo e portavoce vari. Un «Aventino catodico» promosso dall'uomo che ha fatto della televisione lo strumento del suo successo e ora chiede ai «suoi» di non scendere più nella tele-arena. Il motivo? I programmi sono «indecenti» e gestiti dalla sinistra, i dibattiti sono inflazionati da risse e si crea «un clima inaccettabile». Per questo, aveva annunciato il Cavaliere giovedì scorso, «mai più esponenti della maggioranza andranno in televisione per farsi insultare». Se, infatti, aveva aggiunto, «non cambiano gli atteggiamenti della sinistra di puro insulto e mendacio a noi non conviene esporci a questo tipo di attacchi tv. In tante trasmissioni ci sono conduttori che non sanno reggere la situazione, che si trasforma subito in rissa indecente. Ma, siccome noi siamo persone decenti, non possiamo più subire questo trattamento». Un «consiglio» al quale ha subito aderito Bondi. E, quasi certamente, il ministro sarà seguito a ruota dai suoi colleghi. Anche se, fino a 24 ore prima, responsabili di dicasteri e membri importanti del Pdl hanno continuato a comparire sul piccolo schermo. Domenica la Gelmini era dalla Perego su Canale 5, Brunetta sui RaiUno e Schifani era in diretta con Monica Setta. Tanto da provocare attacchi da parte dell'opposizione, che ha denunciato la strategia dell'«ospite unico» e le «presenze dilaganti» senza contraddittorio. Però quando il contraddittorio c'è e anche quando il conduttore non è considerato fazioso, come accade per «Porta a Porta» di Bruno Vespa, non è che siano tutte rose e fiori. Nella puntata in onda martedì 30 settembre, Gasparri, Verdini, Di Pietro e Bindi non hanno certo avuto la mano leggera. Quest'ultima ha definito Berlusconi «un'anomalia del sistema democratico del Paese». Il presidente del senatori del Pdl ha bollato il leader Idv come «personaggio deteriore della commedia all'italiana». Il «no, grazie» di Bondi è stato commentato positivamente a destra («È un segnale coraggioso», ha detto Gabriella Carlucci) e con scetticismo a sinistra («Un annuncio soprendente e poco credibile», è stato il commento del capogruppo Pd in Commissione Vigilanza Fabrizio Morri). E pure il direttore di RaiUno Del Noce ha i suoi dubbi: «La politica non può sopravvivere senza televisione», ha assicurato. Ma chi ha più paura dell'auto-oscuramento mediatico, i politici o i conduttori di talk-show?

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