E l'euro perde terreno rispetto al dollaro
In rapporto allo yen, la valuta unica è arrivata a 135,75 che rappresenta il minimo dal marzo del 2006. È proprio l'euro - assieme alle borse europee - la vittima della crisi drammatica dei mercati globali, che ha registrato ribassi da capogiro sopratutto fra i listini azionari del vecchio Continente. La ragione è semplice: al contrario degli Stati Uniti, finora l'Europa non ha fatto assolutamente nulla per fronteggiare adeguatamente la crisi, a parte gli sforzi, peraltro massicci, dei singoli Stati. La Bce si è trincerata ostinatamente dietro la necessità di tenere sotto controllo l'inflazione, con la conseguenza addirittura di alzare il costo del denaro al 4,25%, salvo poi preannunciare improvvisamente una retromarcia pochi giorni fa. Quando il costo del denaro sarà tagliato, i buoi saranno già scappati dalla stalla, cioè il collasso sarà ancora più evidente. L'euro così continua a scivolare, con sollievo ovvio per le imprese europee, penalizzate in passato dall'alta quotazione della valuta unica. Peraltro, i vantaggi del cambio in questa fase non possono essere sfruttati, stante la recessione probabilmente già in atto. Al di là della crisi dei mercati finanziari e delle Borse, quello che si sta avvicinando del resto è un terremoto senza precedenti per l'economia reale, a cominciare dagli Stati Uniti che a fine ottobre comunicheranno la prima stima sul pil del terzo trimestre. le indiscrezioni dicono che saranno previsioni fortemente negative. In questo contesto, sempre a fine ottobre la Federal Reserve dovrebbe abbassare il costo del denaro di mezzo punto, all'1,5%. L'Europa nel frattempo sta appunto a guardare e quindi l'euro prosegue la discesa, perdendo ancora terreno rispetto alla divisa americana. Non è a questo punto da escludere che si vada nei prossimi mesi verso la parità euro-dollaro, prospettiva impensabile fino ad appena qualche settimana fa. E l'inflazione, che fine ha fatto? Il petrolio ieri è sceso sotto 89 dollari a New York, proseguendo un calo molto accentuato in atto da diverse settimane. A sua volta provocato dalla recessione e dal fatto che l'euro perde colpi nei confronti del dollaro. L'inflazione quindi è in discesa ma non certo per la politica intransigente seguita finora dalla Banca Centrale europea (che anzi, con il mancato taglio dei tassi ha sostenuto nei mesi scorsi l'euro, con la conseguenza di far salire il petrolio).