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Berlusconi: la via maestra è il fondo Ue

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Parlando con alcuni giornalisti, tra un giro di tavolo e l'altro, ipotizzava la costituzione di un «fondo europeo» che garantisse i depositi bancari dei cittadini. E ieri, in quello che si è rivelato "l'11 settembre del mondo finanziario", con le notizie preoccupanti in arrivo da tutte le borse internazionali, il presidente del Consiglio ha cercato ancora una volta di rassicurare i risparmiatori. «Tutti i leader dell'Unione Europea rendono noto che ciascuno di loro prenderà qualunque misura sia necessaria per mantenere la stabilità del sistema finanziario, sia attraverso l'immissione di liquidità tramite le Banche Centrali, sia mediante azioni mirate su singole banche, sia attraverso il rafforzamento degli schemi di protezione dei depositi». Che Berlusconi stia sempre di più affermando il suo ruolo da mediatore tra i diversi Stati, all'interno delle grandi questioni internazionale, non è cosa insaputa. Basti ricordare la vicenda della Georgia, con il Cavaliere impegnato in prima linea a tenere le fila tra Bush e Putin. E ora, sul crollo dei mercati, il premier mette in campo tutta la sua abilità. L'intento è arrivare ad un accordo tra i 27 governi dei Paesi Ue, in modo da «proteggere il sistema affinché i singoli risparmiatori nelle nostre banche non subiscano alcuna perdita nei loro risparmi». Il presidente del Consiglio arriva in serata a Berlino per incontrare la cancelliera Angela Merkel. Una cena di lavoro programmata già da tempo. Ma un'ottima occasione di scambio in un momento così difficile. «È importante individuare un metodo comune per affrontare questa crisi», dice il premier in una conferenza stampa congiunta con la Merkel. Il premier ribadisce l'impegno del governo «a vigilare sulla stabilità del sistema bancario», in modo che «nessuno debba subire delle perdite». Qualcuno tra i cronisti presenti chiede al premier quale possa essere la soluzione. Lui non ha dubbi. La via maestra rimane per Berlusconi quella di un fondo europeo, alimentato da ogni Paese con il 3% del proprio Pil. Non è semplice e il Cavaliere lo sa bene. Riuscire a mettere tutti d'accordo, con la definizione di criteri comuni di concezione e di utilizzazione, è impresa ardua. «C'è il grave problema del trattato di Lisbona che è una cappa che impedisce le decisioni, perchè è molto difficile arrivare sempre alla unanimità di 27 posizioni», chiosa il premier. Spiega anche che con la Germania c'è un lavoro continuo «spalla a spalla», non solo sulla crisi economica in corso ma anche sull'anidride carbonica. «Abbiamo il vantaggio - spiega il capo del governo - di appartenere alla stessa famiglia della democrazia e della libertà del Ppe». Sulla proposta del fondo comune (avanzata dalla Francia durante il vertice Ue di sabato scorso e rilanciata da Berlusconi alla festa del Pdl domenica sera), regna per ora il forte scetticismo da parte di Londra e della stessa Berlino. Chissà che la cena con la Cancelliera federale non serva ad arrivare ad un fronte comune.

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