«La Consulta ci darà ragione»
Intanto, però, il dibattimento andrà avanti in modo singolare, visto che in aula il 10 ottobre dovrebbe comparire una consulente della difesa del Cavaliere, la cui posizione è stata stralciata dalla decima sezione del tribunale di Milano in attesa del «verdetto» della Corte Costituzionale. In teoria, come sintetizza Niccolò Ghedini, deputato del Pdl e uno dei difensori del premier, le possibilità sono tre. «Se la Consultà rigetterà l'eccezione, il processo sarà sospeso fino al 2013, altrimenti ricomincerà solo per Berlusconi ma con altri giudici - spiega - Se, invece, i giudici di Milano dovessero decidere di fermare tutto in attesa della decisione della Corte Cosituzionale, il procedimento ricomincerebbe per Mills e Berlusconi insieme. Non so, francamente, come faremo ad andare avanti - ammette Ghedini - perché il 10 vogliono sentire un nostro consulente, la commercialista torinese Claudia Tavernari, che ha già reso dichiarazioni in due udienze ma deve finire il controesame del pm e della difesa di Mills. A nostro avviso, non può essere ascoltata senza di noi. Se si andrà avanti, comunque, Mills verrà assolto, non c'è dubbio. E, se lo condanneranno, sarà un'ulteriore dimostrazione dell'orientamento del tribunale di Milano». Anche sulla «sentenza» della Consulta, Ghedini ha le idee chiare: «Il Lodo va bene così com'é e reggerà certamente all'esame della Corte». Dello stesso avviso la parlamentare pidiellina Giulia Bongiorno. «L'ho studiato con attenzione e sono convinta che il Lodo raccolga i rilievi fatti nel 2004 dalla Consulta e quindi confido che verrà dichiarato legittimo», afferma la penalista. Per il vicepresidente dei senatori del Pdl e ordinario di storia contemporanea alla Luiss Gaetano Quagliariello non c'è «nulla di nuovo sotto il sole. Il tentativo - sostiene - è di processare Berlusconi in contumacia. Se il processo prosegue, si arriverà a una sentenza di fatto che non avrà valore giuridico ma dovrebbe averne uno morale. A rimetterci sarà la Giustizia. Anche se è una sua prerogativa, una valutazione di opportunità avrebbe sconsigliato al pm di sollevare l'eccezione e di dire che il Lodo ha un intento criminogeno». Ma la Consulta che deciderà? «Non sono né ottimista, né pessimista - replica Quagliariello - Le modifiche al cosiddetto Lodo Schifani, oltre che apprezzate dal presidente della Repubblica, sono state disegnate sulle indicazioni della Corte e quindi mi sembrerebbe strano che la Corte possa smentire se stessa. Il punto è chiudere la pagina di lotta senza quartiere tra una minoranza giudiziaria politicizzata e il verdetto della sovranità popolare, stata caratteristica di questa transizione che dura da 14 anni. E il Lodo rientra in questa logica. Se la Consulta dovesse accogliere i rilievi del pm di Milano, il danno sarebbe grave ed evidente. Ma noi non ci perderemmo d'animo». Anche secondo il magistrato e deputato del Pdl Alfonso Papa, infine, la Corte Costituzionale confermerà l'impianto-Alfano. Ma per lui la soluzione definitiva è quella di approvare un ddl che ripristini del tutto l'articolo 68 della Costituzione (modificato nel '93 dopo Tangentopoli), sull'autorizzazione a procedere per i parlamentari. Solo così, avverte Papa, si potrebbe «ristabilire correttamente il rapporto fra magistratura e politica».