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I giudici sospendono il Lodo

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Accolta la richiesta del pm. La parola passa alla Consulta

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In base a questo articolo, il numero 3 della Carta, Fabio de Pasquale, che rappresenta la pubblica accusa nel processo Mills-Berlusconi, ha sollevato l'eccezione di costituzionalità sull'applicazione del cosiddetto «lodo Alfano» davanti ai giudici della decima sezione di Milano. Lo aveva già fatto, con successo, il 26 settembre di fronte a quelli della prima sezione. E ieri ha «bissato». I magistrati presieduti da Nicoletta Gandus, considerata dal Cavaliere (che ne ha chiesto invano la ricusazione), sua «avversaria dichiarata», hanno infatti accolto la richiesta del pm. In attesa che la Consulta si pronunci, il tribunale ha stralciato la posizione del premier e disposto che il dibattimento prosegua comunque. Una decisione considerata «politica» dalla difesa del leader Pdl, che chiedeva l'applicazione del «lodo» e, quindi, la sospensione di tutto il procedimento penale nel quale sono imputati Berlusconi e l'avvocato inglese David Mills per corruzione in atti giudiziari. «Milano non applica le norme approvate dal Parlamento - afferma il deputato del Pdl Niccolò Ghedini, uno dei legali del Cav - che consente al presidente del Consiglio di curare gli interessi del Paese». Per i giudici Nicoletta Gandus, Pietro Caccialanza e Loretta Dorigo il ddl approvato il 22 luglio «interferisce con l'architettura ad oggi delineata dalla Costituzione» non garantendo «l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge» e «mina la scala gerarchica delle fonti del diritto e quel primato della Costituzione che costituisce il nucleo fondamentale dello Stato democratico». Inoltre, per il premier, «accomunato ai ministri dalla Costituzione per i reati funzionali, viene previsto uno strumento diverso, introdotto con legge ordinaria, per i reati extrafunzionali, così stabilendo uno jus singulare francamente irragionevole». Infine, si scontra con il principio della ragionevole durata del processo. Questi alcuni dei motivi (in tutto sei) con cui è stata accolta la richiesta del pm. Ma adesso che succederà? Il processo andrà avanti per il solo Mills e, di conseguenza, dopo la sentenza, quegli stessi giudici non potranno più giudicare Berlusconi. Tuttavia, processando il coimputato del premier, il giudizio finale si rifletterà inevitabilmente anche sulla parte assente. E ci saranno anche problemi «tecnici»: il 10 ottobre, ad esempio, è previsto l'esame dei periti nominati dalla difesa di Berlusconi. Averrà in assenza dei legali del Cavaliere? Sarebbe, sottolinea Ghedini, «al di fuori di qualsiasi codice, anche extracomunitario». Un bel pasticcio, insomma. Anche perché, con tutta probabilità, la Corte Costituzionale dichiarerà il lodo incostituzionale sempre in base all'articolo 3 della Carta. Le differenze dal «lodo Schifani» non dovrebbero essere sufficienti a «salvare» il suo «erede». E Berlusconi, in base a quello che per la maggioranza è una sorta di «ostruzionismo giuridico» delle toghe milanesi, potrebbe ritrovarsi, come ha osservato Di Pietro, «cornuto e mazziato».

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