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A Roma, ho visto sfilare maestre compagne, mamme compagne e ...

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Peggio, perché i Rom lo fanno per il fine primario di mettere in tavola almeno due pasti al giorno, mentre mamme e maestre, con rispetto parlando, per anacronistiche ragioni ideologiche, riducono a marionette dei piccoli uomini e delle piccole donne, che meriterebbero considerazione e rispetto. Davanti alla scena oscena degli infanti trattati come foche da circo, dapprima m'è passato per la mente che, se in Italia vigessero sanzioni per chi vulnera la deontologia professionale, quelle maestre starebbero a spasso per sempre; quindi, ho riflettuto sulla sensibilità e sull'idoneità di quelle mamme; per decenza, non racconto le mie conclusioni. Da giornalista, posso dire che soltanto i peggiori Bokassa africani sono normalmente adusi ad assoldare i minorenni, armati fino ai denti, per mandarli a perorare, sparando ed uccidendo, il nazicomunismo nero. Da storico, dico che questi militanti della Cgil credono d'essere compagni, senza sapere, ignoranti come sono, che stanno ripetendo pari pari i più vieti costumi nazifascisti, quando i maestri facevano marciare i balilla «senza dire uno-due- uno-due, ma am-ba-ra-dam, am-ba-ra-dam per ricordare la nostra vittoria sulla Amba Aradam» (Armando R. 8 anni, scuola elementare di Parma, 1937). Ebbene sì, a Salò si poterono facilmente arruolare i ragazzini già ammaestrati al nazifascismo, come la camicia nerissima Dario Fo, anch'egli cagnolino ammaestrato da maestre e maestri, che mai s'erano astenuti dalla pedagogia propagandistica, vedi la poesiola fatta tassativamente imparare a memoria agli scolari: «Manganello,Manganello/ che rischiari ogni cervello/ ogni eroe dal suo avello/ l'opra tua benedirà». Le piccole foche ammaestrate furono costrette a scrivere pensierini tipo: «Hitler è buono e vuole bene all'Italia» (Angiolina G. 6 anni, scuola elementare di Reggio Emilia, 1937); «Io per il Duce Benito Mussolini darei tutto, fino anche il mio orologino doro (sic!)» (Nanda M. terza elementare, Pisa, 1936); «Con le sanzioni, combatteremo anche noi scolari la nostra battaglia...» (Guido G. terza elementare, Milano 1936); «Il Duce si alza alle cinque e appena vede un inglese gli dice: fermo che sei prigioniero» (Aldo R. quarta elementare, Roma, 1942). Solo che, avendo trasformato l'insegnamento a comizio, i maestri militanti di ieri, tragico modello di quelli di oggi, si trovarono di fronte alla terribile realtà di ragazzini ben ideologizzati e, tuttavia, ridotti a somari e del tutto rincretiniti come lo scolaro bolognese Ettore C. che, oggi, forse è dirigente della Cgil-scuola, il quale, nel 1940, scrisse: «Il mondo si meraviglia che gli Italiani inventano tutto specialmente Marconi che ha fatto l'aradio e Galvani che ha scoperto la rana». Un altro sicuro manifestante Cgil contro il ministro Gelmini è quel tale Ernesto da Brescia, che, a 7 anni, nel 1942, scrisse: «I Giapponesi quando fanno i nipponici vincono tutti i giorni». Consiglio, perciò, ai nescienti militanti della Cgil di Epifani di studiare a fondo la bella antologia di Bruno Rossi e Paola Pastacaldi («Hitler è buono evuol bene all'Italia», Milano 1992), da dove sono tratti i succitati pensierini, per capire a quale sprofondo conduced la strumentalizzazione-plagio, per motivi ideologici, a danno dei bambini.

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