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Nicola Imberti [email protected] Ora è ufficiale, serve ...

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L'alternativa a Walter c'è anche se, per ora, non si è trasformata in una candidatura ufficiale. Ma il Pd ha finalmente trovato il suo condottiero, l'uomo che potrà farlo risorgere dalla polvere della sconfitta elettorale. E non si tratta di una Rosy Bindi qualunque, di un Pierluigi Bersani o di un Enrico Letta buoni per tutte le stagioni, del fantasma troppo spesso evocato di Massimo D'Alema. Nemmeno di quel «rompiscatole» di Arturo Parisi. Basta con i politici politicanti, l'alternativa al segretario è figlio della società civile (qualunque cosa essa sia). È un libero pensatore. È Luca Sofri. Sì, proprio lui, il figlio di Adriano. Giornalista con la passione per internet (ha all'attivo tre blog) che nel giugno del 2007, fu tra i promotori dell'associazione iMille, risposta under 40 al «comitatone» che Veltroni mise in piedi per cercare di costruire il Pd. Una sfida che il segretario, nella sua infinita bontà, non lasciò cadere nel nulla. Così, alla prima occasione utile, ecco Luca Sofri entrare nella direzione nazionale del partito tra le 20 personalità indicate da Veltroni. Insomma, un prescelto. Peccato che si sia subito «ribellato». Ieri l'organismo dirigente del partito (uno dei tanti), ha fatto il suo esordio nella sede di Sant'Andrea delle Fratte. Al terzo piano, ripresa da una telecamera fissa a circuito chiuso, è andata in scena la solita seduta di «autocoscienza collettiva». E Luca Sofri ha deciso di attaccare frontalmente il segretario. «L'immagine che c'è in giro del Pd è quella di una cosa finita o, se va bene, di un'occasione mancata - ha esordito -. A Walter chiedo: che cosa è successo della sua capacità di leadership dentro il partito?» Tra l'altro, ha sottolineato, «quando una squadra perde si cambia l'allenatore, anche se magari non è responsabile. Non mi riferisco a Veltroni, ma quando si perde si cambiano le cose. Molti dirigenti del Pd dovrebbero fare i conti con le loro responsabilità Se non ce la fanno, si spostino». L'ultimo pensiero è per il governo ombra, «la cosa più fallimentare che ci siamo inventati». Insomma, un intervento da vero leader. Un intervento a cui Veltroni non ha però replicato. Il segretario, concludendo la direzione, ha preferito citare uno dei «più bravi giornalisti in circolazione». Chi? Mario Calabresi, figlio del commissario assassinato nel 1972. Un omicisio per cui Adriano Sofri, indicato come mandante, sta scontando 22 anni di carcere. Siamo già ai colpi bassi.

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