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I giovani sfidano la crisi: «Vinciamo investendo»

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È questa la fotografia che emerge dal convegno dei giovani di Confindustria in corso a Capri dal titolo «Innovare le energie». Ed è proprio sull'innovazione che i giovani industriali puntano per combattere la difficile congiuntura economica. Criticano il sindacato prigioniero dei no a priori, confidano nella rapida soluzione della trattativa sulla riforma della contrattazione e si fidano poco del sistema bancario che sentono ostile e al quale fanno ricorso il meno possibile. «Questa crisi finanziaria è diventato l'ennesimo alibi per le banche per stringere i rubinetti del credito. Se sei geniale come Bill Gates ma non hai i soldi non vai da nessuna parte», dice Maurizio Gentile che ha messo su dal niente la Eikon, un'azienda di Salerno che si occupa di allestimenti e organizzazioni fieristiche. «Il rapporto con le banche era difficile prima figuratevi adesso. La mia ricetta anticrisi? La fantasia. Ora sono io che invento gli eventi, non aspetto più che me li commissioni il cliente. E la concorrenza la batto sul prezzo e con la qualità». «Chi non si muove muore», interviene Carla Hassler giovanissima napoletana, amministratore delegato dell'azienda omonima che produce strutture per illuminazione, e per l'arredo urbano dai pali per la luce stradale, alle panche e ai cestini dei rifiuti. «In passato alle crisi si reagiva tagliando il personale. Io no, ho ampliato la gamma dei prodotti, introdotto design esclusivi, battendo tutti sul prezzo. Certo se il sindacato fosse più collaborativo...» «Dici 'o vero», s'inserisce un altro giovane, Nunzio Coraggio, salernitano doc che con la Cogenuro, opera nell'edilizia. «Il sindacato non ha la logica della meritocrazia. Ci dice dei fannulloni: va buò, fa campà pure a loro. Ma quando l'economia va bene, qualcuno che non fa nulla ci può pure stare ma ora bisogna rimboccarsi le maniche». Coraggio mena duro anche sulla pubblica amministrazione: «Spesso prima di avere i soldi dagli enti dobbiamo aspettare anche due anni. Mio nonno aveva un anticipo del 50% sui lavori, capito la differenza?». Antonella Pasqualicchio, ha un'impresa di produzione di energia quasi tutta al femminile, la Lucky Wind a Foggia. Al vertice quattro sorelle. «Manca una seria politica energetica e le banche non sono in grado di finanziare nemmeno l'idea più brillante», dice la Pasqualicchio. Gabriella Megale, presidente della Confindustria Basilicata, e ad della Sulzer Sud che produce componenti meccanici e di precisione, difende la piccola impresa. «È un elemento di forza nei momenti difficili. Noi siamo quattro fratelli e abbiamo puntato sull'innovazione tecnologica cercando di fare a meno del credito bancario. Le banche chiedono garanzie reali prima di erogare un prestito». «Sì, è vero, c'è chi invece di entrare in banca ha preferito vendere qualche immobile di famiglia», aggiunge Francesco Mazzi, che opera nella logistica portuale a La Spezia. «Noi abbiamo diversificato i nostri prodotti per reagire alla crisi». «Però è importante anche la collaborazione del sindacato. Di solito si pone in modo ostile, ci definisce ancora come i padroni - dice Fabrizio Cerbara, presidente dei giovani di Frosinone e al vertice della Hts Elettromeccanica - Ma quali padroni? Ho battezzato i figli dei miei dipendenti, ho fatto il loro testimone di nozze». Marco Oriolo, della Tuvia di Milano, attiva nelle spedizioni internazionali, dice di avere una strategia in controtendenza. «C'è la crisi? Ebbene io faccio finta che non ci sia e investo in risorse umane. Il personale è soddisfatto e quando c'è ottimismo...».

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