Il capo dei killer di Castelvolturno evaso dai domiciliari
Il criminale infatti era stato arrestato nel 2002 perchè ritenuto colpevole di due omicidi. A gennaio però la corte d'assise di Santa Maria Capua Vetere l'aveva mandato agli arresti domiciliari per poter curare la «grave patologia retinica» che lo stava rendendo cieco. Nonostante il parere contrario della polizia penitenziaria i giudici lo mandano agli arresti domiciliari a Pavia dove porà recarsi in clinica a curarsi. Il 23 aperile l'evasione dai domiciliari e il ritorno al paese d'origine. Ed è iniziata la mattanza. Setola ha riunito i fedelissimi. Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia, Oreste Spagnuolo, Giuseppe Setola, Emilio Di Caterino(i due ancora liberi), Francesco Cirillo (cugino di Alessandro, arrestato a giugno) e, probabilmente, Alfonso Cesarano e Piero Vargas(il primo arrestato subito dopo la strage e il secondo ancora latitante), hanno deciso che dovevano riprendersi il teritorio che i Bidognetti, dopo i duri colpi subìti dalle forze dell'ordine, avevano lasciato libero. Setola e Alessandro Cirillo, leader il primo, luogotenente il secondo, conquistano potere a colpi di omicidi. La loro è una lunga scia di sangue: il 2 maggio uccidono Umberto Bidognetti, che ha la sola colpa di essere il padre del pentito Domenico. Il 16 dello stesso mese, con 22 colpi di pistola, ammazzano Domenico Noviello a Castel Volturno: l'imprenditore aveva denunciato il clan anni prima. Quindici giorni dopo, il 30 maggio, avrebbero ferito Francesca Carrino, nipote di quella Anna Carrino, compagna del boss Francesco Bidognetti conosciuto come «'Cicciotto è mezzanotte», che ha lanciato appelli contro la camorra e con le sue rivelazioni ha fatto arrestare diversi esponenti della cosca. Ma non basta: il 1 giugno muore Michele Orsi, freddato a Casal di Principe perchè aveva cominciato a raccontare il mondo degli appalti. «Una strategia per terrorizzare tutto il litorale Domizio. Usavano una violenza inusitata di cui Setola andava fiero - spiega il generale dei carabinieri Franco Mottola, comandante della Regione Campania - al punto che su alcuni pizzini che abbiamo trovato si firmava "Giuseppe 'o terrorista"». Ed ora i carabinieri sono sulle sue tracce. «Abbiamo recuperato l'arsenale usato dal gruppo di fuoco e abbiamo arrestato i tre criminali senza sparare un colpo - continua il generale Mottolo - una operazione magistrale e di altissima professionalità come sottolineato dagli stessi magistrati. Ora confidiamo anche nel sostegno dei cittadini che devono capire l'importanza della legalità e che invece subiscono le intimidazioni di questa gentaglia». Il blitz dell'altra notte è stata attuato per eviatre uno scontro a fuoco inmezzo alla gente. «Il rischio resta se «Giuseppe 'o terrorista» venisse intercettato da qualche pattuglia.