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«Istituti di credito italiani non immuni dai rischi»

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Parla di banche italiane. Quali? «Unicredit e Intesa SanPaolo hanno accompagnato prestiti obbligazionari della Lehman Brothers. Si tratta di una cifra di 3,2 miliardi di euro. Dirò di più sono state fatte cinque tranche. La prima di 300 milioni, poi 400 milioni, 650 milioni, 850 milioni e infine un miliardo. Ora abbiamo già centinaia di casi risparmiatori che hanno investito in bond 30, 40 e anche 200 mila. Sono finora 200 o 300 casi. Ma ce sono molti di più. Stiamo raccogliendo un dossier che invieremo alla procura della repubblica» Possibile che il sistema dei controlli non abbia funzionato? «Gli organismi ci sono, manca la sanzione. Polemizzo con la Consob. E anche con l'Isvap, il cui presidente Giannini qualche giorno fa ha detto che l'esposizione totale delle assicurazioni italiane con la Lehman è di 1,1 miliardi. Non si sanno invece le reali esposizioni di chi ha sottoscritto le polizze unit e index (cioè legate a indici predeterminati ndr). Per quelli il rischio è a carico di chi ha comprato. Con buona pace della tutela del risparmiatore che si tiene il buco nel portafoglio». Bene ma ora come se ne esce? «Serve un nuovo ordine monetario. Una nuova Bretton Woods che agganci i sistemi nazionali all'economia reale. I signori della banche centrali: Greenspan, Bernanke e Trichet hanno infatti fallito. Si è consentito alle banche di creare denaro dal nulla. Cito solo un dato che dà la dimensione del fatto che il sistema non poteva reggere». Quale? «È della Bri (Banca dei regolamenti internazionali ndr) di Basilea che dice che i prodotti derivati cosiddetti fuori bilancio sono pari a 600 mila miliardi di dollari. Il pil del mondo che misura l'economia reale è di 55 mila miliardi di dollari. Si parla cioè di una sproporzione troppo grande. È chiaro che era una situazione insostenibile Ora la crisi che abbiamo di fronte è più grave di quella del '29. Allora, infatti, non c'era la globalizzazione e il tempo reale delle transazioni» Passiamo al piano di salvataggio di Bush. Ci crede? «La cura è stata chiesta da un signore il ministro del Tesoro Henry Paulson che si è inginocchiato alla senatrice Nancy Pelosi per ottenere i fondi. Ebbene Paulson è stato per 26 anni capi della Goldman Sachs. Una banca che ha dato a ogni dipendente lo scorso anno un premio di 600 mila. C'è qualcosa che non quadra. È tempo che il capitalismo riscopra l'etica. E soprattutto non si può sanare con 700 miliardi un buco di 600 mila miliardi. È come pensare di svuotare il mare con un bicchiere».

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