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Di Pietro lancia un'opa sul Pd

Veltroni e Di Pietro

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Due gli ostacoli che si frappongono all'alleanza che, a parole, entrambi i partiti auspicano. Innanzitutto la presenza nelle liste di persone indagate. Su questo punto l'Idv è intransigente, mentre il Pd nella sua ultima assemblea regionale si è richiamato al codice etico stabilito a livello nazionale per cui l'ostracismo riguarda solo chi è stato già rinviato a giudizio o ha un processo in corso. Il secondo ostacolo è recentissimo e riguarda il tentativo del Pd di abrogare la legge regionale sulla ineleggibilità, incandidabilità e decadenza dei consiglieri regionali, meglio conosciuta come legge antisindaci. Si tratta della norma che impone appunto ai sindaci di dimettersi in anticipo per potersi candidare alla Regione. L'argomento è stato posto, senza la preventiva consultazione della conferenza dei capigruppo, all'ordine del giorno della seduta del Consiglio in programma domattina. Durissimo il senatore Alfonso Mascitelli, coordinatore regionale dell'Idv: «Nelle condizioni in cui si trova l'Abruzzo l'abrogazione di questa legge sarebbe una gravissima violazione sia delle norme nazionali che disciplinano le prerogative di un consigio regionale sciolto, sia una violazione dello statuto regionale che impedisce modifiche di leggi sull'ineleggibilità nei sei mesi antecedenti le elezioni». Per l'Italia dei valori l'abrogazione rappresenterebbe «una ulteriore deriva delle regole democratiche». Probabilmente Antonio Di Pietro aveva previsto come sarebbe andata a finire quando due settimane fa nella festa del partito a Vasto aveva lanciato la candidatura alla presidenza della giunta dell'onorevole Carlo Costantini. Tant'è che da oggi i manifesti per «Costantini presidente» saranno affissi in tutto l'Abruzzo. L'Idv dunque si appresta a correre da sola o assieme ad alleati che rispettino appieno i paletti sulla non candidatbilità degli indagati. E nel Pd di personaggi di primo piano, soprattutto di grandi portatori di voti, ce ne sono parecchi. Si profila dunque uno scontro a sinistra con l'Idv che cercherà di fagocitare il voto di quanti (e sono tanti anche nella base del Partito democratico) vogliono un segnale reale di discontinuità dopo lo scandalo della sanità. La ventilata abrogazione delle legge antisindaci ha intanto provocato l'immediata e dura reazione del Popolo della Libertà che in questa mossa del Pd vede il palese tentativo di rinviare la data delle elezioni o di porre le basi per un loro annullamento nel caso si effettuassero il 30 novembre. Un provvedimento del genere, a Consiglio disciolto, provocherebbe sicuramente un ricorso da parte del governo nazionale che osserverebbe la legge e l'inzio di un conflitto istituzionale che approderebbe sicuramente alla Consulta. Da qui l'impegno a sventare questo tentativo definito dal capogruppo Nazario Pagano «maldestro e disperato». Non sono pertanto da escludere iniziative clamorose come l'occupazione dell'aula consiliare al palazzo dell'Emiciclo. Intanto si lavora per la designazione del candidato del Pdl alla presidenza. Il senatore Gaetano Quagliariello, inviato dalla direzione nazionale di Forza Italia per arrivare a una indicazione unitaria, ha fatto una rosa di cinque nomi: l'ex sindaco di Teramo Gianni Chiodi, l'onorevole Maurizio Scelli, il consigliere regionale Giuseppe Tagliente, il senatore Filippo Piccone (tutti di area Fi) e il senatore Fabrizio Di Stefano (An). In crescita in questi ultimi giorni le quotazioni di Chiodi. La settimana che si apre potrebbe essere quella decisiva.  

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