«Ma noi non chiudiamo al dialogo»
Giornata trascorsa assieme a Rosy Bindi che, commentando l'intervista rilasciata al Corriere della Sera da Walter Veltroni, ha dichiarato: «È più antiberlusconiano di me». Onorevole, il Pd torna all'antiberlusconismo militante? «Quella di Rosy era una battuta. Anche perché noi non facciamo antiberlusconismo, ma richiamiamo l'attenzione degli italiani sul subdolo, progressivo cambiamento del modello democratico del nostro Paese». Anche lei vede una svolta autoritarista? «Negli ultimi quattro mesi abbiamo tentato in tutti i modi, come opposizione, il dialogo con la maggioranza. Ma è stato un tentativo unilaterale. Dall'altra parte non c'è mai stata una disponibilità reale. Oggi prendiamo atto che la strada del dialogo non ci ha portato da nessuna parte». E urlate. «Siamo preoccupati. La sequenza di provvedimenti varati dal governo mostra l'intenzione di cambiare la qualità della nostra democrazia. E il Parlamento, il luogo in cui bisognerebbe discutere di questo, è ormai ridotto a semplice ratificatore. È giunto il tempo in cui bisogna reagire, richiamare l'attenzione dei cittadini». Quali sono i provvedimenti varati dal governo che la preoccupano di più? «Penso alla scuola. In nessun Paese del mondo si cambia il sistema dell'istruzione per decreto, senza confronto. E l'annunciata privatizzazione degli ospedali? È evidente che si vuole modificare il nostro modello di welfare». Qualcuno, all'interno del Pd, dice però che bisognerebbe urlare di meno ed essere più riformisti. «Il Pd non ha cambiato strategia. Rimane un partito a cultura riformista. Ma sta accadendo qualcosa di nuovo e non possiamo rimanere spiazzati. E comunque non sto dicendo che c'è una dittatura». Intanto, però, l'Idv applaude alle parole di Veltroni e l'Udc tace. Vorrà pur dire qualcosa? «In questi mesi l'Italia dei Valori ha dato spesso l'impressione di fare un'opposizione pregiudiziale. Da noi non c'è nessun pregiudizio, prendiamo atto della realtà dei fatti e cioè che, dopo 5 mesi di tentativi, abbiamo sempre trovato le porte chiuse. E non è neanche antiberlusconismo perché sono convinto che il motore di molte scelte non sia Berlusconi, ma Tremonti». Quindi non teme che, urlando troppo, l'Udc si allontani da voi. «Il Pd ha bandito ogni radicalismo. Non eccederemo, alziamo la voce per richiamare l'attenzione del Paese non per far esplodere la società o alzare barricate. In questo senso cerchiamo di portare avanti un'opposizione il più possibile sincronizzata con l'Udc che credo condivida molte delle parole di Veltroni». È questa la chiusura definitica del dialogo tra i Poli? «Non è la chiusura definitiva del dialogo ma noi non possiamo fare di più, serve la disponibilità della maggioranza. Noi chiediamo solo che ci si possa confrontare».