Giancarla Rondinelli [email protected] L'appuntamento ...
Diversi l'hanno etichetatta "la signora dei confetti", anche se ormai, stando tra i banchi del Parlamento, di confetti ne fa ben pochi. Paola Pelino, deputata di Forza Italia, si definisce «un'imprenditrice prestata alla politica». Perché è da lì che arriva, da un'azienda antica di Sulmona (anno di nascita 1783), una delle pietre miliari dell'imprenditoria abruzzese. Più di due secoli e sette generazioni a conservare, come la formula della Coca Cola, il segreto della mandorla rivestita di solo zucchero, «niente amidi nè farine». Cominciamo dall'inizio: quanto è rimasta in azienda? «Ho cominciato all'età di 17 anni, dopo il diploma magistrale. All'epoca c'era mio nonno. Era la prima volta che una donna entrava in azienda: fino ad allora la nostra era stata una fabbrica patriarcale, con i figli maschi al timone e le femmine "liquidate" con qualche dote». Ed è riuscita a tenere testa a tutti i maschi di famiglia? «Le rispondo con un proverbio abruzzese: "Quande 'na femmene vo'…Manche lu diavele ce la ppo'", della serie quando una donna si mette una cosa in testa... A chi venne l'idea di fabbricare confetti? «Beh, diciamo che Sulmona aveva già una tradizione storica, con una ricetta originaria e originale: alcuni documenti fanno risalire la nascita del confetto proprio a Sulmona nel 1490. Il mio antenato, Berardino Pelino fu il primo industriale della zona. Da allora l'azienda è stata in continua crescita». Da come parla lei sembra sia stata una passeggiata... «No assolutamente. Anzi, abbiamo superato diverse difficoltà». Tipo? «L'Abruzzo è una regione che ancora si può definire artigianale, ed è da poco decollata a livello industriale. Non abbiamo mai voluto trasferire altrove lo stabilimento, per rispettare le nostre tradizioni e l'attaccamento alla nostra terra, dando tra l'altro tanto lavoro in loco. Pensi che in azienda abbiamo personale solo femminile». Da quando c'è lei? «Non proprio. All'inizio del secolo c'erano anche uomini. Poi, man mano che le donne si sono affacciate sul mondo del lavoro, sono arrivate anche nella nostra azienda, accorgendosi che quello poteva essere uno dei lavori non pesanti, adatto alla vita di una donna. Ora si è creata anche una tradizione a tramandare la professione da mamma a figlia». Avete anche il museo Pelino: un vero pezzo di storia "zuccherata". «Il museo racchiude tutta la storia dell'arte e della tecnologia confettiera. Circa ogni anno registriamo 40 mila visitatori». In una storia così lunga, chissà quante richieste stavaganti avrete ricevuto... «Sapesse quante...Siamo stati fornitori della casa Savoia, dei Borbone, abbiamo servito Carlo e Diana d'Inghilterra per il loro matrimonio, Carolina di Monaco per il battesimo dei figli, gli Agnelli, Luca Cordero di Montezemolo. Ricordo ancora il matrimonio di Maradona: fece due ricevimenti, uno a Roma l'altro in Argentina. Mandammo quintali e quintali di confetti...». Sbaglio o anche Totò è venuto nella vostra fabbrica? «Non sbaglia. Quando entrò in azienda ci disse: "Questi Pelino mi hanno addolcito ma anche raddrizzato la bocca"». Poi ci fu la richiesta indimenticabile del rugby...». Ci racconti. «Qualche anno fa, venne da noi un campione della squadra italiana di rugby: per il suo matrimonio voleva a tutti i costi il confetto a forma di pallone da rugby, con esternamente i colori della squadra. Li facemmo a mano: circa 30 mila confetti realizzati con la pasta di mandorla». Qual è l'evento più "confettato", il matrimonio? «Prevalentemente sì. Ma poi ci sono anche tante altre occasioni, più o meno frivole. Per esempio, il nostro confetto è stato usato da Barilla per lanciare un nuovo prodotto. Ogni pacco di pasta aveva un sacchettino con dentro i confetti, ovviamente azzurri». È vero che avete 56 tipi di confetti? «Sì, ormai sono come i bon bon o come le caramelle. Ci sono al cioccolato, alla cannella, al rosolio, al alla fragola, alla nocciola». Stiliamo il decalogo del colore. «Il primo ovviamente è il bianco, quello per il matrimonio. Poi rosa e celeste per le nascite; il rosso per la laurea, argento e oro per gli anniversari di nozze; il verde per le prime promesse, il giallo per il divorzio...». Come, c'è anche chi festeggia per il divorzio? (Ride) «Sì. Evidentemente c'è qualcuno che proprio non ce la faceva più. E poi c'è il confetto lilla, quello per le coppie omosessuali». Lilla perché va di moda? «No, perché unendo il rosa e il celeste viene fuori il colore lilla». Chi inventa i nuovi confetti? «C'è una continua ricerca di sapori. L'idea può venire a qualcuno di noi, poi bisogna realizzarla, equilibrando i diversi sapori. Ultimamente abbiamo fatto il confetto "cherry", con dentro la ciliegia, un po' di liquore, cioccolato e confettato all'esterno». Perché è scesa in politica? «È nato tutto quattro anni fa, quando il presidente Berlusconi mi volle come quota rosa per le elezioni europee. Io già seguivo il partito da dietro le quinte. Dopo una notte intera passata a pensarci, ho accettato. E da allora non ho più lasciato». Pentita? «No assolutamente. La gente che mi ha eletto mi vuole in Parlamento». È vero che Berlusconi è goloso dei suoi confetti? «È vero. È un ottimo sponsor. Spesso, anche quando siamo in aula, me li chiede: per chi ha una vita stressante come la sua, lo zucchero dà molta energia». Quale gli piace di più? «Quello tradizionale con la mandorla». In un'intervista lei ha detto che il suo modello è Remo Gaspari, vecchio esponente della Dc abruzzese. Perché questa scelta? «Per me un politico di qualità deve lasciare un segno nella sua regione di appartenenza. Gaspari, che ha avuto la fortuna di essere un politico abruzzese molto importante, ha lasciato numerose tracce dei suoi mandati. Soprattutto una: l'ottimo rapporto con il territorio». Veniamo all'Abruzzo. Come sta reagendo alla vicenda Del Turco? «Sicuramente tutta la regione è stata penalizzata da questa vicenda. Si stava facendo tanto affinché l'Abruzzo potesse diventare un punto di riferimento per tutto il Mezzogiorno. Io mi auguro che la magistratura faccia presto il suo corso e mi auguro anche che il presidente Berlusconi sappia individuare il "giusto" candidato Pdl per le prossime regionali». A proposito, e se questo candidato fosse lei? «Se Berlusconi me lo proponesse io accetterei, ma per un atto di obbedienza e un senso di amore per la mia terra». Quale sarebbe la prima cosa che farebbe per risollevare la regione? «Agevolerei l'imprenditoria abruzzese, e penserei a come far rimanere in Abruzzo i nostri giovani laureati, oggi costretti ad andare via per poter lavorare». Come sarebbe il confetto per la nascita del Pdl? «Dovrebbe essere un confetto classico ed elegante: all'interno la mandorla, con le due metà che si uniscono, Fi e An. Rivestimento di puro zucchero, che invoca la dolcezza della nuova formazione politica. Colore? L'azzurro libertà». Ma esiste? «Ancora no, ma ci stiamo lavorando».