Il Cav incassa il risultato e va a riposarsi ad Arcore
Anche se, come lui stesso spiega prima di partire, «mi porto dietro un cumulo di lavoro da fare». In primis, il dossier Alitalia. Dunque, cinque giorni in cui il Cavaliere rimarrà con la sua famiglia ad Arcore: nella sua agenda infatti, non sarebbe fissato alcun appuntamento, almeno non ufficiale. Il suo desiderio sarebbe quello di trascorrere a casa i giorni immediatamente precedenti il suo compleanno: domenica sera sarà a San Siro per il derby Milan-Inter e lunedì - giorno della sua 72esima candelina - inaugurerà Villa Campari, 30 stanze sulle sponde piemontesi del Lago Maggiore acquistate la scorsa estate dalla famiglia produttrice dell'omonimo bitter. Dopo un'altra giornata di lunghissimi colloqui, chiusure, aperture e timide speranze, in cui tutti parlano con tutti, la partenza di Berlusconi in più di uno ha destato qualche sospetto. Come mai il presidente del Consiglio parte di mercoledì e in un momemto così delicato per la vicenda Az? Vuol dire che si è trovata la quadra del cerchio Cai-sindacati? Domande alle quali non sono arrivate delle risposte ufficiali. Ma chi conosce bene Berlusconi, interpreta la sua partenza per Milano (forse precedetuta da qualche ora di relax in Umbria) in un unico modo: sulla vicenda Alitalia il più è fatto, salvo colpi di scena dell'ultimo minuto. «Si sa - raccontano fonti autorevoli - quando una situazione è critica il Cavaliere non si muove dalla capitale: il ritorno ad Arcore sta ad indicare un rasserenamento». Prova di questo è anche l'ottimismo che arriva in serata praticamente da tutte le parti: dai sindacati, alla Cai, dal governo ai piloti e persino dal Pd. Su quello che accadrà, oggi ne sapremo qualcosa in più, vista l'agenda fitta di appuntamenti che si terranno questa mattina a palazzo Chigi. Intanto qualche dettaglio Berlusconi l'ha chiarito già ieri, visto anche i tanti rumors, in circolazione già da giorni. Innanzitutto, il premier ribadisce che «non c'è la possibilità che un'altra compagnia straniera prenda su di sé il carico e la responsabilità di Alitalia intera. È un'ipotesi che non è mai esistita e che non esiste». Il premier spiega anche che in ballo non ci sarebbe una sola partnership (quella con Lufthansa era la più accreditata fino a ieri mattina), ma ci sarebbe anche l'interesse di British Airways ed Airfrance, oltre ad «alcuni imprenditori privati italiani». Uno scenario in continua evoluzione ma con un punto fermo: Berlusconi continua a considerare la Cai l'unica vera soluzione per risolvere la vicenda Alitalia: «Ho sempre avuto fiducia, nonostante le difficoltà che si sono appalesate. Credo che non ci possa essere altra soluzione se non quella presentata da questi imprenditori per mantenere la compagnia italiana». In sostanza, prima si chiude con la cordata italiana, poi sarà la Cai stessa ad aprire le trattative oltreconfine. Quindi la strada maestra rimane una sola. Così come rimane puntato il dito del premier su Veltroni per lo stop della trattativa tra Cai e Alitalia. La lettera che il segretario del Pd ha inviato a Berlusconi, non ha ottenuto altro effetto se non quello di una sorta di ammissione di colpa indiretta. «È chiaro a tutti cosa è successo -tuona il premier -. C'era già un quasi-accordo e l'accordo non si è risolto perché qualcuno ha scelto la politica del dare un colpo al Governo senza preoccuparsi degli interessi e del bene del Paese».