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L'offerta Cai resta la stessa ma Letta prova a mediare

Alitalia

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 L'eventuale ingresso di Lufthansa come socio di minoranza nella Cai, se in chiave politica può sbloccare la trattativa, in pratica sposta poco per gli imprenditori. Del resto nel Piano Fenice era prevista la presenza di un partner straniero e poco importa se sia francese o tedesco. Così nella cordata ci si interroga sulle reali garanzie aggiuntive che il vettore tedesco potrebbe portare in dote. Ecco perchè la Cai mantiene la sua rotta senza farsi troppo coinvolgere nelle turbolenze del dibattito politico. Ci ha pensato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, a indossare il berretto da pilota. La cronaca della giornata ha visto salire a bordo di Palazzo Chigi prima i vertici di Cai, Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, che avrebbero ribadito la loro disponibilità a ripresentare il piano, soltanto in presenza di un ripensamento da parte di Cgil e Anpac. È questo in nodo cruciale che l'affaire Alitalia deve riuscire a sciogliere. Letta ha giocato il primo tempo con la Cai ma la matassa è rimasta sostanzialmente aggrovigliata. Nei quarantacinque minuti dell'incontro, Colaninno e Sabelli hanno fatto melina: l'offerta sul piatto non cambia. Anzi, su quel piatto l'offerta non c'è più e in queste condizioni non verrà nemmeno presa in considerazione. Anche perchè sembra che alcuni componenti della cordata abbiamo già dato per scontato un esito negativo della trattativa. Non a caso uno dei soci, il proprietario dell'ILVA di Taranto Emilio Riva, aveva fatto trapelare ad alcuni amici la sua insofferenza. E non è il solo. La vera tempesta non è Alitalia ma quella che si è abbattuta sui mercati finanziari. Le Borse non promettono niente di buono e le fiammate del petrolio raffreddano ogni timido desiderio di rimettere mano al portafogli. In più c'è il caso legato alla bancarotta della banca d'affari Lehman Brothers i cui effetti sul mercato italiano sono ancora tutti da quantificare anche se una prima stima indica una esposizione di oltre 2 miliardi di euro. Un fardello che certamente si fa sentire sulle spalle di Colaninno e degli altri impenditori della cordata. Unica boccata d'ossigeno la notizia che l'accordo raggiunto nelle ultime ore tra Nomura e Lehman Brothers riguarda l'acquisizione di tutte le attività europee della banca di investimenti fallita, comprese quelle italiane. Insomma, i creditori non resteranno del tutto a bocca asciutta. Ecco perchè la trattativa per spingere Cai verso Alitalia sembra essere ancora in alta quota mentre il carburante sta per finire. Il paracadute della cordata resta il piano Fenice, quello sottoscritto dai soci e anche da diverse sigle sindacali che hanno così dato fiducia al progetto. Quello che mancava prima e manca ancora oggi è la firma di piloti e Cgil. Senza di loro non se ne fa nulla. Letta ne ha preso atto. Così il secondo tempo lo ha giocato direttamente con il segretario della Cgil. Un colloquio telefonico quello tra Letta ed Epifani che non ha fatto ancora decollare l'ipotesi Cai 2. Le parti restano distanti ma i riflettori accesi su Lufthansa potrebbero illuminare il percorso. Parte degli esuberi potrebbe confluire nel gruppo tedesco mentre per altri si aprirebbe la strada di Alitalia Express per la quale ha già manifestato interesse la svizzera Ama. In questo scenario i lavoratori sarebbero così disponibili a garantire una pace sociale di quattro anni. Colaninno e Sabelli avrebbero approfondito questa prospettiva in un incontro nella sede di Intesa SanPaolo, in via del Corso a Roma, per un paio di ore. Intanto il commissario straordinario di Alitalia Fantozzi deve preparare entro domani sera un piano di emergenza o avere una manifestazione di interesse concreta e con una prospettiva di continuità aziendale per evitare il ritiro della licenza provvisoria di volo.

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