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Il Cav: decido io le nomine

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E soprattutto perché il Cavaliere non ha digerito come un asse piuttosto inconsueto abbia di fatto portato all'estromossione di Agostino Saccà dalla guida di RaiFiction perché intercettato al telefono proprio mentre discuteva con il leader del Pdl. E Berlusconi, si sa, è sempre rimasto particolarmente colpito da coloro che gli hanno dimostrato amicizia e sono finiti nel mirino della magistratura. Dunque, se anche il premier non è un tipo particolarmente vendicativo, ci sono nomi che, ultimamente, non sente pronunciare con particolare gioia. Uno di questi è quello di Fabrizio Del Noce, direttore di RaiUno che si è andato a sedere anche e proprio sulla poltrona della fiction lasciata libera dalla defenestrazione di Saccà. In calo anche le quotazioni di Lorenza Lei, direttore delle Risorse tv e capo dello staff di ben tre direttori generali: lo stesso Saccà, Cattaneo e infine Meocci. La Lei, un tempo in quota Udc, veniva data in risalita anche perché aveva cercato l'appoggio del ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola. Al punto che nemmeno una settimana fa si candidava alla guida di RaiUno. «Sono a disposizione dell'azienda: se sono rose fioriranno, speriamo con poche spine», affermava a margine del Prix Italia. Con il direttore della Risorse Rai vengono date in calo anche le quotazioni di Lorenzo Vecchione, direttore di RaiSat. Il terzetto in realtà sarebbe un quartetto. Andrebbe aggiunto anche Guido Paglia, direttore delle relazioni esterne della Rai. È candidato al prossimo consiglio di amministrazione, ma è anche il firmatario di un appello di dirigenti ai vertici aziendali per esprimere il proprio imbarazzo a continuare a lavorare con Saccà. È un uomo che conosce a menadito l'azienda ma quando a luglio l'ex direttore della fiction si presentò all'anteprima di una miniserie su Einstein, Paglia imboccò la via d'uscita dalla sala. Sarebbe nella black list del Cavaliere. Sarebbe perché sul suo nome si è impuntato Gianfranco Fini, non disponibile a cedere. Si vedrà. In realtà Berlusconi in quota An avrebbe preferito Angiola Filipponio Tatarella, moglie di Pinuccio scomparso ormai quasi dieci anni fa. Avrebbe voluto dare un riconoscimento alla moglie, nella scorsa legislatura deputata proprio di An. Avrebbe voluto dare legittimazione almeno alla figura, all'uomo che per primo ebbe l'intuizione della formazione unitaria. Tatarella la chiamò Pud, partito unico della destra: oggi si chiama Pdl. Altra ipotesi che pure era stata esaminata a Palazzo Grazioli, in attesa di conoscere la disponibilità della signora Filipponio, era quella di scegliere per il consiglio di amministrazione Massimo Magliaro, ex portavoce di Giorgio Almirante e per molti anni alla guida di Rai International. Più chiaro il quadro per quello che riguarda Forza Italia, visto che per gli azzurri verrà certamente riconfermato Angelo Maria Petroni, che finora era nel Cda come rappresentante del Tesoro, e quasi certamente dovrebbe entrare Alessio Gorla. In quota via XX settembre invece dovrebbe essere scelto un uomo in comproprietà tra An e Forza Italia, Rubens Esposito. Più complicato il quadro invece in quota centrosinistra. L'Udc punterebbe sul «candidato a tutto», Rodolfo De Laurentiis. Il quale a giorni alterni viene dato come candidato alla presidenza della Regione Abruzzo con il centrodestra e con il centrosinistra. Se gli va male un posticino in Rai non glielo leva nessuno anche perché è l'esperto del partito nel settore e dunque proprio nessuno può obiettare sulla competenza. Praticamente certa la riconferma di Nino Rizzo Nervo, di area Margherita. Mentre dentro i Ds è guerra tra bande. Se Veltroni dovesse ottenere la presidenza, con la riconferma di Petruccioli, oltre a scontentare i suoi dovrebbe accontentare i dalemiani che pure rivendicano un posto al sole.

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