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Quando Veltroni scrisse: "Kennedy, che illusione"

Walter Veltroni

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Il libro viene pubblicato negli Stati Uniti dalla casa editrice Rizzoli. La presentazione avvenuta lo scorso 18 settembre a New York è stata l'occasione per dimostrare all'opinione pubblica italiana che Veltroni non è un uomo politico finito e che negli Stati Uniti lo apprezzano molto. Ovviamente nessuno ha ricordato che in passato Veltroni è stato un esponente del Partito comunista italiano. La parola è accuratamente evitata in ogni biografia dell'ex sindaco di Roma. Alla presentazione del libro si è fatta vedere anche Kathleen Kennedy Townsend, la figlia maggiore di Bob Kennedy. Se la figlia di Bob avesse saputo cosa aveva scritto in passato degli Stati Uniti Veltroni probabilmente non si sarebbe nemmeno fatta vedere nell'Upper West side di Manhattan. Abbiamo fatto una piccola ricerca per sfatare il grande rapporto di amicizia tra i Kennedy e la «Veltroni generation». Il rapporto tra gli Stati Uniti e Walter Veltroni non è sempre stato idilliaco. A rileggere l'introduzione di Veltroni al libro dal titolo «Alla ricerca di un ideale» (Novisti), di Eduard Rosental, pubblicato nel 1977 dall'editore filosovietico Roberto Napoleoni, troviamo un attacco violento del giovane Walter nei confronti di Jfk. Veltroni accusa Jack Kennedy di aver provocato quei rivolgimenti che portarono al '68: «Tra i giovani che vivono a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta si fa strada progressivamente una sorta di grande illusione di massa sulle capacità di un capitalismo dinamico, conosciuto nella sua fase di ascesa di mascherare le proprie contraddizioni e di elevare il livello di vita delle masse popolari. Questa illusione fu il frutto della confluenza di spinte eterogenee presenti nella società occidentale. Non vi è dubbio che il Kennedysmo, il mito della nuova frontiera, il grande sviluppo produttivo della fine degli anni cinquanta contribuirono a creare una certa cultura apologetica del capitalismo». Secondo Veltroni il kennedysmo era il frutto di una «grande illusione». Forse già allora Veltroni doveva sapere che in passato Kennedy era stato un fervente ammiratore della destra italiana sin dai tempi del fascismo. Nel libro scritto da Philip Cordaro dal titolo «Kennedy» (Salvatore Sciascia editore - 1961), l'autore ricorda che a Jfk «piacque il sistema corporativo fascista» (pagina 25). Certo, Veltroni non avrebbe mai rotto le relazioni con il clan Kennedy per questo riconoscimento di Jfk nei confronti del regime fascista. Certo, oggi Veltroni non potrebbe andare tranquillamente a New York a presentare il suo libro. Sono lontani in tempi in cui Walter negava a De Gasperi il diritto ad andare negli Stati Uniti scrivendo: «Nella fase immediatamente successiva alla guerra di Resistenza, noi siamo stati in presenza di alcune scelte della Democrazia Cristiana tese ad edificare un sistema di potere: penso ad esempio al viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti, e in sostanza l'asservimento del partito della Democrazia Cristiana e dell'Italia stessa al soldo ed al volere degli americani» («Roma Giovani» marzo aprile 1976).

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