Arisio: «Il sindacato farà la stessa fine del 1980»
Alla testa di quella rivoluzione borghese c'era Luigi Arisio presidente dell'Associazione quadri intermedi. Oggi Arisio vive ancora a Torino e, nonostante gli anni passati, ha ancora voglia di combattere. Ha visto? A Fiumicino i lavoratori si ribellano al sindacato, la storia si ripete? «Il sindacato non dovrebbe neppure osare di pretendere supremazie di tipo difensivo perché ormai non rappresenta nessuno». Anche lei ce l'ha con i piloti? «C'è una profonda differenza tra le istanze portate avanti dalla corporazione dei piloti e quelle dei quadri Fiat del 1980». Quale? «Noi chiedevamo il ripristino di regole del gioco che consentissero all'azienda di sopravvivere e di rilanciarsi, come poi è accaduto. Loro puntano a difendere le proprie retribuzioni in un momento in cui i mercati impongono di ripianare le differenze». Insomma, voi pensavate a tutti, loro pensano solo a se stessi? «I capi del 1980 si sacrificarono in nome dell'interesse generale. Io viaggio ancora molto in aereo lungo la tratta Torino-Roma, ma non scelgo più Alitalia perché non è concorrenziale». Colpa del sindacato? «Sono ancora troppo attaccati al passato ma faranno la fine dei sindacati che, nel 1980, dopo 35 giorni di lotta, andarono a Canossa con Lama che, chiamato a firmare il protocollo, disse a Romiti: "Lo stili lei perché non abbiamo altra scelta"». La lezione, però, non è servita a niente. «A parti del sindacato non ha insegnato niente. E i cosiddetti riformisti vengono considerati "eretici" da chi è ancora convinto che il comunismo e la Cgil sono i salvatori della patria. Ci penseranno i magrebini ad insegnarci che la globalizzazione impone di ripartire le risorse senza difendere i privilegi perché ci sarà sempre qualcuno più povero di noi disposto a fare i lavori che noi snobbiamo». Dopo 28 anni si sente un vincitore o uno sconfitto? «Non parlerei di sconfitta. Il mondo sta cambiando anche se c'è qualche cocciuto che non se ne rende conto, ma pagheranno i suoi figli. In ogni caso la logica inesorabile dei fatti darà ragione a chi, come me, pensava fosse necessario dare uno scossone ad un sindacato superato dagli eventi, che non ha eguali in Europa e che continua a prendere schiaffi pensando che siano carezze».