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Sacconi nel fortino La Cgil lo vuole fuori dalla trattativa

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E che la trattativa avrebbe preso una piega sbagliata a causa della Cgil, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, l'ha intuito sin dall'inizio. Come pure ha capito, sin dalle prime battute della legislatura, che Epifani avrebbe percorso una strada diversa da quella di Cisl e Uil. E se ora il leader della Cgil tenta di metterlo nell'angolo, legittimando per la trattativa solo il commissario Fantozzi, è solo l'ultimo atto di una schermaglia che va avanti da mesi. Giugno scorso, convegno dei giovani industriali a Santa Margherita Ligure: Sacconi parla di detassazione degli straordinari e incassa gli applausi degli imprenditori ma anche di Cisl e Uil. Epifani è tranchant: non condiviamo nulla. E quando il ministro rivela comunque di parlare con alcuni dentro la Cgil che sono disponibili al dialogo, Epifani, dicono dentro il sindacato, avrebbe scatenato una sorta di caccia alle streghe per individuare i «traditori». Sacconi rilancia il dialogo e chiede ala Cgil «di riflettere sull'isolamento in cui si pone quando pregiudizialmente critica tutto quello che fa il governo». Il riferimento è alla Finanziaria, presentata con un anticipo di sei mesi e che ha incassato i giudizi positivi di Cisl e Uil ma non della Cgil. La polemica si sposta subito dalla Finanziaria alla riforma del modello contrattuale. Anche su questo tema Cisl e Uil marciano insieme mentre Epifani si smarca. La Cgil ad inizio estate prospetta un autunno caldo. Sacconi sottolinea che esiste un gioco di sponda tra la Cgil e il Pd visibile in alcune dichiarazioni coincidenti di Epifani e di Bersani. Non si è entrati ancora nel vivo della vicenda Alitalia ma gli schieramenti nel quadro sindacale sono evidenti. E quando il ministro si trova sul tavolo la complicata vicenda della compagnia di bandiera si aspetta che le difficoltà vengano più dalla possibilità di coinvolgere una cordata di imprenditori pronti a sborsare denaro sonante in un momento di crisi economica generalizzata, più che dai sindacati. Così quando Colaninno si presenta con la lista degli imprenditori, Sacconi pensa che il più è fatto. Ma non ha messo in conto il fattore «C». Ecco la ricostruzione di quanto accade quel fine settimana in cui Epifani rimescola le carte in tavola. Sabato 12 settembre, notte, ministero del Lavoro. Con i piloti si è appena consumata la rottura. Attorno al tavolo rimangono i segretari generali della Cisl Raffaele Bonanni, della Uil Luigi Angeletti e dell'Ugl Renata Polverini più il segretario della Filt-Cgil Fabrizio Solari. Incontrano i rappresentanti della cordata guidata da Colaninno e concordano due documenti distinti, uno che contiene i principi del Piano industriale e l'altro che invece riassume i punti chiave del nuovo contratto di lavoro. Prima di porre la firma, l'amministratore delegato della Cai Rocco Sabelli avrebbe sollevato la questione dello strappo con la categoria dei piloti e posto il problema se la sigla dei documenti senza di loro avrebbe inasprito il clima. Ma Solari punta i piedi e dice chiaro e tondo che occorre continuare a trattare, che il consenso dei piloti è necessario e bisogna far di tutto per coinvolgerli ma se l'esito è negativo bisogna prenderne atto. Un modo per dir che è impensabile lasciare ai piloti il diritto di veto sul negoziato. Le sue parole vengono apprezzate da Cisl, Uil e Ugl. Così i quattro leader sindacali siglano i documenti e si danno appuntamento all'indomani, domenica, per la firma definitiva. Ma il giorno dopo lo scenario cambia. Al tavolo arriva il leader della Cgil Guglielmo Epifani e subito è chiaro a tutti che la trattativa avreb be preso un altro percorso. E così è stato perchè Epifani ha cominciato a sollevare una serie di questioni e in definitiva a cavalcare l'onda polemica dei sindacati dei piloti. Il resto è cronaca di queste ore. Nulla di che stupirsi quindi se, con la compagnia di bandiera a un passo dal baratro, Epifani ora vuol riaprire al dialogo ma a una condizione: che alla cabina di regia della trattativa si sieda il commissario Fantozzi, ex ministro di Prodi e Sacconi si faccia da parte. Un disegno fatto senza «l'oste». La partita continua.

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