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La Uil resta pessimista. Angeletti: «C'è solo il fallimento»

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Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, porta avanti l'ipotesi di un referendum tra i dipendenti Alitalia. Un'idea condivisa con la collega dell'Ugl Renata Polverini. Ma il tempo stringe e a tutti i protagonisti della partita Alitalia si chiede una prova di responsabilità e di coraggio che faccia prevalere l'interesse nazionale. Angeletti è molto critico su come i sindacati hanno gestito l'intera vicenda tanto da ammettere che sarebbero proprio loro i principali responsabili del fallimento della compagnia di bandiera. Crede che il pressing sui piloti alla fine li porterà a desistere? «No. Non ci pensano neanche. Combatteranno fino all'ultimo dipendente. E non credo proprio che si arrenderanno». Come valuta l'azione esplorativa del commissario straordinario Fantozzi per individuare eventuali acquirenti? «La deve fare. È un atto dovuto previsto dalla legge. Ma non ci crede nemmeno lui, sa bene che chi fosse interessato potrebbe aspettare il fallimento e poi fare un'offerta per gli asset che contano di più, vale a dire gli slot». Berlusconi ribadisce che l'unica alternativa alla Cai sarebbe il fallimento. «Mi piacerebbe che ci fossero opzioni diverse ma questa è la realtà». Lei ha definito una catastrofe sociale il ritiro di Cai. Ci sono spiragli per una soluzione estera? «Ci saranno 20 mila lavoratori disoccupati. Uso il cervello e non mi sembra possibile una soluzione di questo tipo». La disponibilità dell'Anpav ha ammorbidito anche la Cgil. Epifani riuscirà finalmente a firmare un accordo? «Epifani risponde ai suoi associati. L'accordo che abbiamo firmato con la Cai non mi sembrava certo contro i dipendenti. Abbiamo fatto tutto il lavoro possibile e buttarlo a mare è un peccato perché sono preoccupato per il futuro dei dipendenti». Ritiene che la Cai presenterà un'altra offerta entro il 30 settembre? «Bisogna chiederlo alla cordata. L'ultima volta che ci siamo incontrati la loro posizione è stata chiara: hanno messo sul tavolo tutte le risorse disponibili e aggiunto 100 milioni di euro. Nei contatti informali di queste ore non mi pare che la situazione sia cambiata». Magari la cordata con qualche nuovo ingresso potrebbe fornire maggiore liquidità e ridurre così la distanza con le richieste sindacali. «Mi creda. Non ho riscontrato, anche a livello assolutamente informale, divergenze dalla posizione ufficiale che la Cai ha manifestato». Israele ha pignorato alcuni conti di Alitalia. Teme che l'effetto domino possa portare tensioni tra i lavoratori? «Certo. Era una conseguenza prevedibile. Non mi sorprende affatto. Del resto i creditori hanno atteso l'esito della trattativa e adesso si muovono per difendere i loro interessi». Se Alitalia dovesse fallire chi sarebbe il responsabile? «Per me è chiaro. Chi aveva la responsabilità di tutelare i lavoratori ha portato a questo risultato». Insomma, di chi è la colpa? «Dei sindacati. Ecco perché ribadisco la necessità di fare un referendum tra i lavoratori Alitalia». Adesso qual è la cosa che la spaventa maggiormente in questa fase? «Il pensiero che migliaia di lavoratori non riceveranno lo stipendio alla fine del mese di ottobre».

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