Napolitano apre al Federalismo: «Le convergenze sono possibili»
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia da Venezia, prima tappa del suo viaggio di due giorni in Veneto, un forte monito per «un rinnovato, consapevole ancoraggio alla Costituzione». Esigenza che «si pone oggi» e che «appare tanto più forte quanto più si avverta un pericolo di disorientamento della comunità nazionale, per l'indebolirsi della sua coesione e del suo tessuto ideale e civile». Ancoraggio indispensabile, per di più, in una stagione di riforme. Napolitano parte, infatti, dalla Costituzione per arrivare al tema delle riforme, a cominciare da quella del federalismo fiscale. Nei confronti della Carta fondamentale della Repubblica non si deve «indulgere ad una improduttiva mitizzazione ma neppure cedere alla retorica del superamento, quasi per limiti di età, della Carta del '48». Il presidente stigmatizza anche, con creatività oratoria, «i lip service, gli omaggi a fior di labbra» che «non portano da nessuna parte come gli atteggiamenti liquidatori». La Costituzione si può modificare, dunque, ma «non riscrivere» perché questa sarebbe una via «impraticabile», come è stato dimostrato da precedenti tentativi, e anche «dannosa». Nel campo delle riforme nessuno, incalza Napolitano, può eludere la necessità del federalismo. «Nessuna parte politica può negare che sia venuto il momento di entrare nel merito - dice il presidente -, stringere il confronto, cercare impostazioni concrete e convincenti per dar vita al sistema disegnato nell'articolo 119, ormai comunemente classificato come "federalismo fiscale"». E su questo terreno le ampie convergenze necessarie si possono trovare. Distanze e differenze, certo, ci sono «ma credo non si debba essere pessimisti - spiega il capo dello Stato - sulle possibilità di un approdo largamente condiviso, se il confronto verrà avviato e condotto, in Parlamento e in altre sedi di concertazione istituzionali, con metodo accorto, con reciproca attenzione, con volontà di avvicinamento tra i diversi punti di vista, senza nervosismi e forzature, e con quel senso della gradualità che in questa materia è indispensabile». Giorgio Napolitano ribadisce che l'unità e l'indivisibilità della nazione «è un principio storico non negoziabile» e rivolge un doppio invito alle Regioni. Da un lato, dice, vanno combattute «chiusure ed egoismi nelle regioni più sviluppate, nel tener fede concretamente al principio di solidarietà», e dall'altro è necessario «richiamare le regioni del Mezzogiorno, alla pari di tutte le altre, alla prova della responsabilità per l'uso economico e il rendimento qualitativo delle risorse pubbliche, nazionali ed europee».