La Cai scricchiola per la crisi in Borsa

Ecco i cavalieri al capezzale della compagnia di bandiera: Immsi (Roberto Colaninno), Atlantia (Benetton), Gruppo Aponte, Gruppo Riva, Fingen (Gruppo Fratini), Fonsai (Ligresti), Equinox, Clessidra, Gruppo Toto, Findim (Fossati), Marcegaglia, Acqua Marcia (Caltagirone Bellavista), Argo (Gavio), Macca (Davide Maccagnani), Tronchetti Provera, Intesa Sanpaolo, Francesco Micheli e il Gruppo Fontana. La tempesta che ha sconvolto i mercati finanziari si abbatte su tutti i settori e non è un mistero che già da qualche giorno i malumori all'interno della Cai siano oltre il livello di guardia. Così Colaninno esce allo scoperto e si gioca il tutto per tutto. «Siamo - afferma il manager mantovano - in una fase di recessione a livello mondiale, non abbiamo più niente da discutere. La nostra proposta può essere accettata o no. Non stiamo comprando un gioiello ma stiamo comprando un'azienda in dissesto». Poi una frase che fotografa perfettamente lo stato di salute di una cordata sfibrata da pressioni e trattative insostenibili. «Se oggi (ieri ndr) il governo americano non fosse intervenuto con il salvataggio di Aig avrei ritirato l'offerta». Un messaggio chiarissimo. I soci della Cai hanno interessi decisamente superiori alla partita Alitalia e si sono resi disponibili all'operazione solo dopo l'appello del presidente Berlusconi per difendere l'italianità del vettore e poi rilanciare il turismo. Ma ora il tempo stringe e Colaninno non vuole presentarsi di fronte all'assemblea dei soci in programma oggi senza avere in mano l'offerta ufficiale su Alitalia firmata dai lavoratori. Il presidente della Cai non ha nessuna intenzione di dover trattare ancora da una parte con i sindacati e dall'altra con gli amici imprenditori. È stufo di dover fare da cuscinetto. Basta. Mette sul tavolo l'ultima offerta che prevede di destinare il 7 per cento degli utili netti (quando ci saranno) ai lavoratori: il 40 per cento ai piloti, il 30 per cento agli assistenti di volo e il 30 a tutti gli altri. Di più non si può. «Nel nostro modello di azienda i piloti sono dei dipendenti e non un'associazione professionale» avrebbe replicato il manager all'Anpac nel corso del vertice con i sindacati a Palazzo Chigi. E chi lo conosce bene sa che il suo carattere non è morbido. Nelle ultime ore aveva persino preso piede la possibilità che il sindaco di Roma Gianni Alemanno fosse pronto a dare un ulteriore sostegno alla Cai. Non attraverso il Campidoglio, in quanto l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo aveva ribadito che gli Enti locali sarebbero stati esclusi dal capitale per cercare di dar vita a una credibile privatizzazione. Così Alemanno sembrava orientato a convocare alcuni grossi imprenditori romani, in prevalenza nel settore delle costruzioni, per immettere denaro fresco nella Cai in cambio di una maggiore tutela per i lavoratori romani e per l'aeroporto di Fiumicino. Ma non ce ne è stato bisogno. Colaninno ha accelerato i tempi e oggi (probabilmente) avrà le idee più chiare quando si troverà di fronte all'assemblea della Cai. Si chiude o si molla tutto. Diciotto soci, un consiglio di amministrazione a tre. Questa la società nata alla fine di agosto che ha raccolto la cordata di imprenditori italiani interessati al salvataggio di Alitalia. Dopo mesi di annunci e trattative, la Cai è nata il 26 agosto e il 5 settembre ha tenuto la prima assemblea a Milano per la trasformazione in società per azioni. Poi ha presentato il Piano Fenice e ha fatto l'offerta di acquisto per la Nuova Alitalia. Partita con sedici soci a cui se ne sono aggiunti altri due, la società è guidata dal presidente Roberto Colaninno e dall'amministratore delegato Rocco Sabelli, un tandem affiatato ormai da una decina d'anni. Sempre insieme. Nel bene e nel male. Dalla Telecom all'Immsi, fino alla Piaggio. L'artefice principale della cordata è stato in primis l'amministratore delegato di Intesa SanPaolo Corrado Passera che si è esposto in prima persona. E da banchiere di spessore ha lavorato per mettere insieme il gruppo di imprenditori. Nell'assemblea del 5 settembre è stato nominato anche il consiglio di amministrazione che, oltre a Colaninno e Sabelli, conta il consigliere Andrea Guerra. Poi è stata ratificata la sottoscrizione dell'accordo con Carlo Toto per l'acquisto dell'intero capitale di Ap Holding, titolare di AirOne. Un'operazione decisamente più semplice di quella per Alitalia.