Berlusconi travolge i sindacati: basta privilegi
Usa toni pacati, cerca di rassicurare, si vanta dei successi del governo addirittura in modo più sobrio di quanto aveva fatto alla festa dei giovani di An appena giovedì scorso. Ma la voce si fa più dura se si parla di Alitalia, cambiano anche i termini: «È il momento di chiedere una vera responsabilità a chi indugia, a chi non ha chiaro che l'ipotesi alternativa è il fallimento». E avverte i piloti: «Incrementando il proprio orario di lavoro - dice - ciascuno può mantenere la precedente retribuzione». Parla Berlusconi, ma si capisce che si trattiene. Si gonfia il petto e guarda in basso come a cercare, quasi per terra, le parole giuste nel momento più delicato della trattativa: «Non ci sono strade alternative, inutile recriminare su Air France, perché è stata Air France a dire di no». Quindi scandisce: «I sindacati hanno assunto un tale atteggiamento per cui Air France dopo un po' si è detta: ma chi ce lo fa fare? Ed io sto spendendo tempo per convincere i 16 soci a non seguire l'esempio di Air France». E comunque, a proposito dei francesi, il premier evidenzia: «Il piano industriale prevede circa la metà degli esuberi rispetto a quelli che erano previsti da Air France, 3.250 in totale. Sono state fatte anche su pressione del nostro governo delle concessioni ulteriori rispetto alla prima stesura del piano». Ora il rischio è che fugga via anche Cai, ma Berlusconi assicura: «Gli industriali si apprestano a un'ulteriore immissione di capitale ove fosse necessario». Subito dopo, se andrà tutto a buon fine, si cercherà un partner straniero e l'ipotesi che Berlusconi caldeggia è Lufthansa. Il problema - si lascia scappare il presidente del Consiglio - è che «certe corporazioni non vogliono rinunciare a dei privilegi». Non vorrebbe dirlo ma poi gli esce una piccola ammissione: «Non voglio essere malizioso, ma in diverse parti della trattativa ci sono stati degli interventi, come quelli del capo della Cgil, che sembravano molto influenzati dalla politica». Ci tiene a sottolineare che lui è il primo difensore dell'italianità al punto che ha comprato una villa sul Lago Maggiore solo perché rischiava di essere acquistata da uno straniero. E per rimanere in tema si spiega come «credo che sia importante che Telecom resti in mani italiane. Credo sia possibile l'entrata di nuovi soci che portino capitale che però non incide sul management dell'azienda». Glissa sulle polemiche riguardo al fascismo: «Non voglio entrare in questa discussione che va lasciata in un angolo. Sono abituato a guardare avanti e non mi attardo in questi problemi che non mi toccano, lascio questa discussione ad altri». Svela di essere andato a Napoli in incognito: «Ogni volta che vado ufficialmente se ne accorgono tutti, ma quando vado di mattina presto e torno per le 10 non se ne accorge nessuno». E racconta anche sta lavorando affinché il G8 del prossimo anno si concluda a Napoli. Il suo profilo è quello: la politica del fare. «Ci siamo aperti al nucleare - spiega -. Io ho rapporti diretti con la presidenza francese e il premier britannico per immettere fondi nella realizzazione di centrali nucleari fuori dal nostro Paese. Poi ci saranno realizzazioni anche in Italia».