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La lezione di Fini contro le dittature

Mare aperto, di Sandro Bondi

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Ma come dare torto a Walter Veltroni quando teme la perdita della memoria da parte dell'opinione pubblica italiana? Fra questi due estremi si pone il problema dell'unità nazionale e, in ultima analisi, il fondamento più solido della nostra democrazia. La memoria del nostro passato continua purtroppo ad alimentare contrapposizioni e divisioni politiche. Sia che si parli del fascismo che addirittura del Risorgimento. Basti pensare alle incredibili dichiarazioni di una persona colta come Adriano Sofri, che aveva dato l'impressione di aver riflettuto con drammatica sofferenza e lucida intelligenza alla storia dell'estremismo rivoluzionario. Oppure alle incredibili parole pronunciate ieri dallo stesso Veltroni, sì proprio Veltroni l'uomo del dialogo e del rinnovamento della sinistra, sul valore del comunismo, sia pure nella sua tragica grandezza (sic). Quanto siamo lontani da un Paese normale. Eppure solo una memoria condivisa del nostro passato può al contrario rendere normale la nostra democrazia e vita politica. Bene ha fatto perciò il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a ripetere il giudizio inappellabile nei confronti del fascismo. In questo modo, il leader di Alleanza Nazionale e del costituendo Partito della Libertà compie un atto di verità, favorendo al tempo stesso l'evoluzione positiva dell'intero sistema politico italiano. Quando anche nel nostro Paese tutti saranno disposti a dichiarare la stessa e inequivocabile condanna verso tutti i totalitarismi che hanno funestato il Novecento (l'equivalenza di nazismo, comunismo e fascismo), allora saremo davvero sicuri di essere diventati una democrazia normale, di cui la libertà e la democrazia sono gli unici valori fondanti.  

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