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I piloti a Berlusconi «Ora intervieni tu»

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«Al punto in cui è arrivata la trattativa per il rilancio di Alitalia - afferma Berti - serve un intervento diretto del presidente del Consiglio. Ci ha dato delle garanzie. Uscivamo da una trattativa difficile con Air France. Ci abbiamo creduto». I piloti, in questa fase di caos, vogliono un segnale serio. «Siamo disposti a sacrifici - prosegue Berti - ma devono esserci piccole aperture e invece c'è una chiusura totale: la situazione è calda, peggiora sempre di più e qui parliamo di mobilità dei cittadini. Sarebbe un danno per il Paese, per il Governo e anche per l'offerente». E ancora. «Non so se c'è qualcosa di diverso su questa partita. La responsabilità - conclude Berti - di quello che può accadere non sarà solo nostra ma di chi ha deciso di percorrere questa strada. I lavoratori devono essere rappresentati da chi ha i numeri per farlo». Le dichiarazioni del presidente dell'Anpac giungono al termine di un'altra giornata di tensione tra i lavoratori di Alitalia. L'ennesima. Sit-in, cortei, slogan hanno fatto ancora da cornice alla delicatissima trattativa sulla crisi della compagnia di bandiera. A Fiumicino per tutta la giornata di ieri gli assistenti di volo dell'Alitalia, fuori dall'orario di lavoro, hanno inscenato una manifestazione di protesta all'interno dell'aeroporto. Il corteo, a cui hanno partecipato oltre 150 tra hostess e steward in borghese, ha sfilato con trombette e fischietti, prima all'interno del terminal A, e quindi nel terminal B. I rappresentanti della Cub Trasporti hanno letto al megafono le dichiarazioni, fischiate dai presenti, apparse ieri su un quotidiano del segretario della Uil, Luigi Angeletti. «Qui - ha detto Fabio Frati, della Cub Trasporti - ci sono l'anima e il sangue della categoria. Ci hanno abbandonato da anni. Noi non firmeremo nulla. Sono generali senza esercito». Alle parole del rappresentate della Cub è seguito un lungo applauso dei manifestanti. Una giornata infinita per alcuni dipendenti Alitalia che hanno trascorso la notte di fronte alla sede secondaria del ministero del Lavoro in via Fornovo a Roma dove erano in corso le trattative. L'onda lunga della protesta è giunta fino a Venezia dove il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, ha speso parole in favore dei dipendenti Alitalia. «I lavoratori vogliono tutti mantenere il posto di lavoro - ha affermato il senatur a margine della festa dei popoli padani - ed è un loro diritto. Sono stati fatti tanti contratti di carattere provvisorio, che poi non sono mai trasformati in contratti definitivi cosa di cui i lavoratori hanno diritto». Il Partito democratico è convinto che in realtà i guai per la compagnia di bandiera e per i suoi lavoratori non finiranno certo con la chiusura dell'accordo. «In ogni caso il problema continua», assicura il ministro ombra del Pd Pierluigi Bersani. Anche se tutto dovesse andare per il meglio a questo punto si avrebbe «una piccola compagnia domestica che per portare la nostra gente nel mondo - è convinto l'esponente del Pd - dovrà farsi dare un passaggio da un'altra compagnia, mettendo a carico del contribuente almeno un miliardo e mezzo di euro». Le critiche alle organizzazioni sindacali sono, un pò a sorpresa, un punto di contatto tra maggioranza e opposizione. Forse proprio dal caos Alitalia si potrebbe riprendere il filo del dialogo per cercare di risolvere tutti insieme i tanti problemi del paese.

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