Casini: «Non andremo a sinistra»

Ed ecco che Casini, a gran voce, sgombra il terreno da ogni dubbio: «Sarebbe autolesionista se noi, per rispondere a Berlusconi, andassimo a sinistra. Noi siamo al centro, siamo protagonisti di quest'area e da qui nessuno ci può spostare». Fine della discussione. È il pomeriggio clou della festa dei centristi, quello in cui Enrico Mentana intervista Pier Ferdinando Casini. Per l'occasione, e nonostante le pessime condizioni metereologiche, la «sala Bruco», dove si svolge la puntata uddiccì di Matrix, è stracolma di gente. In prima fila, tutto lo Stato maggiore di via Due Macelli, dal segretario Cesa al presidente Buttiglione, da Michele Vietti a Bruno Tabacci, passando per Savino Pezzotta e Totò Cuffaro (che molti davano per assente). Quello che arriva sul palco è un Casini che ha evidente desiderio di togliersi qualche sassolino di troppo, di dire la sua sull'operato del governo, ma soprattutto di dare al suo partito una scrollata, partendo proprio dal nodo alleanze. E lo fa all'indomani del successo di Massimo D'Alema davanti alla stessa platea: «Non c'è niente di male a parlare con il Pd ma siamo e restiamo due cose diverse». Nel corso dell'intervista l'ex presidente della Camera spiega di attendere il premier al varco: «Se farà cose giuste lo appoggeremo, come è successo con il decreto sui rifiuti, altrimenti lo criticheremo. Ma la mia impressione - sostiene Casini - è che finora il governo si sia impegnato più sugli spot che sui risultati concreti». E qui il leader fa qualche esempio: bene i soldati sulle strade «ma non è quello il loro compito, mentre i sindacati di polizia denunciano che in organico mancano all'appello 8 mila unità»; sì al grembiule nelle scuole e al voto in condotta ma «discutiamo delle conseguenze del maestro unico e dell'impatto della fine del tempo pieno sulle famiglie che non hanno aiuti per i figli che tornano a casa prima»; approvazione di principio per il ddl Carfagna antiprostituzione ma «attenzione a non moltiplicare le fattispecie di reato se poi le forze dell'ordine non sono messe in grado di perseguire i reati commessi». Sulla giustizia, sottolinea Casini, «è giusto lavorare alla separazione delle funzioni dei magistrati, a riformare un Csm che così non può andare e alla revisione del rapporto tra pm e polizia giudiziaria, ma si deve partire dalle esigenze dei cittadini e non da quelle dei politici». Quanto al federalismo fiscale «senza vedere i numeri, parliamo del nulla». A fare da fil rouge a tutta l'intervista è la difesa del voto di preferenza, quel voto che Berlusconi vuole cancellare, e per cui i centristi annunciano battaglia, «altro che girotondi - dice Casini - faremo le barricate in Parlamento. Il premier metta lo sbarramento che vuole ma non tolga ai cittadini il diritto di scegliere i suoi parlamentari europei». E a Mentana che lo stuzzica chiedendogli se potrebbe impegnarsi in prima persona la poltrona di primo cittadino della sua Bologna, l'ex presidente della Camera risponde di no: «Faccio altre cose, non ho voglia. Non ho le competenze, sarebbe come se ti chiedessero di fare Porta a porta...».